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Sette colpi di pistola contro un vecchio amico

Il “professore” ha ripreso a sparare. Dopo il pentimento, lo spentimento e il ritorno in Calabria, Carmine Cristini, 31 anni, s’è messo alla cintola una calibro 9 e, avvolto in un giubbotto antiproiettile, ha cominciato ad incontrare nuovi “amici” tentando, nel contempo, di schivare vecchi “compari”. Forse, il desiderio di diventare un boss come Raffaele Cutolo – perciò si faceva chiamare sin da ragazzino “il professore” – non l’ha mai abbandonato. E così, l’altra notte, tornando a casa non ha esitato a premere il grilletto contro un antico sodale, Stanislao Sicilia, 29 anni, fulminato da sette pallottole sparate in rapida successione. Il ventinovenne era sulla sua auto – una Smart – in una piazzetta della frazione Vaccarizzo di Montalto Uffugo. È li che l’ha trovato la sorella allertata dai residenti nella zona. La donna l’ha trasportato alla guardia medica montaltese e da lì Sicilia è stato trasferito in ambulanza all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza dove, però, è giunto cadavere. Carmine Cristini, nel frattempo, ha raggiunto a bordo di un’altra vettura (una Lancia Y di proprietà della madre) l’abitazione di della zia posta in contrada Bucita di San Fili, piccolo centro non distante dalla scena del crimine. L’arrivo di Sicilia nel nosocomio del capoluogo bruzio ha determinato l’immediato avvio di indagini da parte sia della squadra mobile che dei carabinieri della compagnia di Rende, guidati dal capitano Luigi Miele. I militari del Nucleo investigativo, diretti dal tenente Giovambattista Marino, hanno compiuto sopralluoghi, perquisizioni e verifiche assumendo le prime fondamentali testimonianze. Il lavoro sinergico delle forze dell’ordine ha sortito effetti immediati perché il “professore”, sentendosi braccato, s’è lasciato poi ammanettare dal capo della Mobile, Giuseppe Zanfini, che era andato proprio a cercarlo nell’abita - zione della zia dove s’era rifugiato. Al funzionario di polizia ha consegnato la pistola usata per compiere il delitto. Portato in Questura, Carmine Cristini è stato interrogato dal pm Giuseppe Cozzolino, al quale ha offerto la sua versione dei fatti. Ha raccontato d’essere stato affiancato, mentre stava rientrando a casa, da due vetture, una Fiat Grande Punto e la Smart della vittima, sulle quali oltre a Stanislao Sicilia c’erano «uomini armati di fucili a pompa». Temendo perciò d’essere accoppato ha aperto il fuoco scaricando la pistola contro l’auto dell’ex amico. Cristini ha anche riferito che da giorni, per ragioni di sicurezza, girava armato e protetto da un giubbotto antiproiettile. Dopo l’interrogatorio, reso alla presenza sia degli uomini del colonnello Giuseppe Brancati che del questore Luigi Liguori, l’ex pentito è stato sottoposto a fermo. La versione dei fatti fornita dal trentunenne, difeso dall’avv. Elena Monteleone, è ora oggetto di mirate verifiche coordinate dal pm Cozzolino e dal procuratore capo Dario Granieri. Nelle scorse settimane l’omicida aveva contattato la Gazzetta per annunciare che avrebbe «ritrattato in sede testimoniale tutte le accuse lanciate in questi anni». 

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