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Regionali, i seggi vuoti
spaventano i partiti

La disaffezione degli elettori per la politica, il partito del "non-voto", l'ennesimo segnale inquietante per i politici. E così via. Tutti luoghi comuni che, però, trovano conferma nelle regionali di Emilia-Romagna e Calabria. Ad urne ancora aperte, ma con la chiara impressione che alla fine delle operazioni di voto non saranno piene, l'astensione diventa il nuovo tema dello scontro politico: l'opposizione incolpa Matteo Renzi di essere la causa del fatto che gli italiani non votino più; il governo, invece, si mostra certo della vittoria in entrambe le Regioni pur sottolineando che non servono a misurare il gradimento dell'esecutivo. "Non sono un test per il Governo, non è un referendum", sottolinea il ministro Maria Elena Boschi certa comunque di incassare un'affermazione delle coalizioni di sinistra nelle due Regioni. "Ovviamente, credo che finirà con una vittoria del Pd in entrambi i casi", dice quando i dati sull'affluenza non sono ancora noti. Una difesa che forse punta a prevenire le bordate che, infatti, arrivano nel corso della giornata. L'attacco più forte arriva dalla minoranza Pd. "I primi dati dell'affluenza alle Regionali sono disarmanti. Da domani forse sarà più chiaro che la governabilità come unica stella, senza rappresentanza, è non solo un problema ma un vero e proprio pericolo", tuona Pippo Civati dal suo blog. "La sera delle elezioni - aggiunge - sapremo chi ha vinto, forse. Ma sapremo anche che avrà perso la democrazia, se andiamo avanti così". Romano Prodi sembra mediare: "Il voto - dice uscendo al seggio poco dopo che sono stati diramati i dati sull'affluenza - è l'unico filo che ci lega sistematicamente alla democrazia, quindi uno può essere contento o scontento, ma se si rinuncia al voto si rinuncia a qualcosa". Al di là degli attacchi della minoranza dem, il voto "emiliano-calabrese", che arriva a poco meno di due anni dalle politiche del 2013 e dopo circa dieci mesi di governo Renzi, non sembra poter rappresentare un tagliando per l'esecutivo. Di fronte alla compattezza della compagine renziana, naufraga qualsiasi parallelo con le elezioni di mid-term che hanno visto crollare la maggioranza democratica di Barack Obama negli Usa. Rischia di incidere, invece, sulla tenuta del patto del Nazareno e sull'accordo per la nuova legge elettorale. Negli ultimi giorni Fi ha alzato i toni, temendo una modifica dell'Italicum a vantaggio di Ncd. Sono proprio gli equilibri nel centrodestra a poter risultare rivoluzionati dal voto delle regionali. Berlusconi, Matteo Salvini ed Angelino Alfano sanno che le urne sanciranno anche il loro nuovo "peso politico". Avversari sia a Bologna che a Catanzaro, Fi ed Ncd si stanno attaccando duramente, non a caso, alla vigilia di una settimana nella quale dovrebbero incontrarsi per discutere delle prossime alleanze in Veneto e Campania. La Lega, intanto, osserva interessata augurandosi che il voto dell'Emilia-Romagna regali il sorpasso sugli "azzurri" di Silvio Berlusconi. E gli conceda maggiori margini di trattativa proprio sul tavole delle future alleanze.

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