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Scandalo del sangue infetto, assolti due dirigenti sanitari

  Un assassino silente. Nascosto tra le pieghe d’una sacca di liquido ematico. Un batterio scoperto solo per caso dopo la morte d’un ignaro paziente. L’udienza preliminare presieduta ieri dal giudice Francesco Branda riporta a una tragedia ospedaliera: il prematuro decesso di Cesare Ruffolo, ucciso da un “mostro” invisibile entrato nelle vene di questo pensionato durante una banale trasfusione di sangue. L’inchiesta avviata dopo la tragedia dai pm Salvatore Di Maio e Paola Izzo ha portato all’incriminazione di medici e dirigenti sanitari cosentini e degli amministratori di un’azienda produttrice di sapone sanitari. Davanti al Gup sono comparsi per primi gl’imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Si tratta di Mario Giorlè e Maria Maddalena Guffanti, rispettivamente legale rappresentante e direttore di produzione tecnica della “Germo spa”, nei confronti dei quali veniva contestato il reato colposo di commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica; e Pietro Leo e Maria Addolorata Vantaggiato, rispettivamente direttore del dipartimento sanitario di medicina dell’azienda ospedaliera di Cosenza e responsabile del rischio clinico, finiti sott’inchiesta per omessa denuncia di reato. Leo e la Vantaggiato, difesi dagli avvocati Ernesto d’Ippolito, Antonio Vanadia e Francesca Stancati, sono stati assolti, mentre Giorlé e la Guffanti conosceranno il loro destino giudiziario il 19 gennaio prossimo. Il giudice Branda, infatti, accogliendo le richieste dell’avv. Lorenzo Marangoni, ha disposto una integrazione probatoria che consisterà nell’audizione del dirigente dell’Istituto superiore di sanità che svolse analisi e accertamenti sui flaconi che contenevano il micidiale batterio. Tutti gli altri imputati, invece, proseguiranno il loro percorso giudiziario seguendo la rotta del rito ordinario con udienza preliminare fissata per il 14 gennaio.

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