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Strage delle donne, due condanne all’ergastolo

 Il corpo senza vita di una giovane donna penzolante da un balcone. E la madre sdraiata in una posizione innaturale con il volto sfregiato dalle pallottole. Accovacciato, vicino un tavolo, un ragazzo poco più che ventenne, ferito e disperato. Fuori piove a dirotto. Il vento di tramontana sibila tra le imposte della palazzina salutando sinistramente la dea della vendetta tornata dal mondo pagano per innalzare il suo tempio di morte a San Lorenzo del Vallo. È una sera fredda di febbraio, una di quelle sere in cui l’inverno rivela all’umani - tà tutta la sua cupezza. Rosellina e Barbara Indrieri pagano la loro appartenenza familiare. Il fatto d’essere la cognata e la nipote dell’assassino del figlio di un boss. Non hanno altre colpe. Ma la vendetta – come insegna Euripide – «non distingue tra i torti e le ragioni». «Ergastolo»: il presidente della Corte d’assise di Cosenza, Giovanni Garofalo, legge il dispositivo in un’aula attraversata solo dal silenzio. Gli è accanto il giudice Marco Bilotta. Ai banchi della difesa siedono gli avvocati Luca Acciardi, Lucio e Carlo Esbardo; per la pubblica accusa c’è il pm antimafia Vincenzo Luberto. I due imputati, Francesco Salvatore Scorza, trentaduenne di Castrovillari e Domenico Scarola, 28 anni di Tarsia, sono stati ritenuti responsabili della strage compiuta nel piccolo centro del Cosentino il 16 febbraio del 2011. La Corte ha disposto la trasmissione alla Procura degli atti riferiti a due testimoni difensivi ritenendo, evidentemente, la loro deposizione palesemente falsa. Non solo: i giudici hanno ordinato la liquidazione della provvisionale in favore delle parti civili escludendo, però, l’aggravante mafiosa.

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