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La scomparsa di Rina Pennetti rimane avvolta nel mistero

  La donna fantasma. E il “giallo” irrisolto. L’inchiesta bis sulla scomparsa di Rina Pennetti figlia trentanovenne di un importante imprenditore cosentino si chiude con una nuova richiesta di archiviazione. Le indagini serrate condotte dai carabinieri della compagnia di Rende non hanno offerto il frutto sperato. I controlli compiuti in tutta Italia, l’esame ripetuto dei pochi testimoni, le verifiche sui tabulati telefonici, le comparazioni compiute sui corpi di donne senza identità ritrovate in giro per il Paese, non hanno garantito una soluzione a questo mistero. Il lavoro del pm Donatella Donato è stato pignolo sino all’inverosimile, condotto senza trascurare nessuna possibile pista. Alla fine, però, il magistrato –d’accordo con il procuratore capo Dario Granieri – non ha potuto fare altro che chiudere l’inchiesta. Di Rina non c’è traccia, né in Calabria, né in altre regioni. La trentanovenne è stata ingoiata dalla normalità d’un giorno qualsiasi: era il 6 ottobre del 2009. Quella mattina il padre ricevette una telefonata dal cellulare di Rina ma dall’altro capo non sentì la voce della figlia, ma quella d’una parrucchiera che gli disse d’avere trovato in terra, proprio davanti al suo negozio, la borsa e il telefono cellulare della giovane donna. Il papà corse sul posto per prendere gli oggetti e la parrucchiera gli raccontò che quella mattina Rina era entrata nel suo negozio per chiedere informazioni, uscendone poco dopo le 11. I familiari denunciarono la scomparsa ai carabinieri della Compagnia di Rende e cominciarono le ricerche.

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