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La “sezionatrice”
non verrà condannata

  La raccapricciante storia della “sezionatrice”. Destinata, in origine, a catalizzare l’attenzio - ne della Corte di assise di Cosenza – il processo era stato fissato con giudizio immediato per il 25 febbraio – ma ora finita al vaglio del gip di Castrovillari, Carmen Ciarcia. La parricida ha chiesto, infatti, d’essere giudicata con il rito abbreviato. Niente udienze pubbliche, né interrogatorio di testimoni e periti in dibattimento. La posizione della donna sarà valutata in base agli atti prodotti dalla pubblica accusa. Stefania Chiurco ha ucciso il padre, Riccardo, a Trebisacce, poi ne ha sezionato il corpo e l’ha stipato dentro una decina di scatoloni pieni di borotalco che ha custodito gelosamente in casa per settimane. Un delitto senza precedenti in Calabria. Ricostruito in ogni sua sfaccettatura dai carabinieri. Stefania Chiurco è stata giudicata dai periti che l’hanno esaminata «incapace al momento del delitto di intendere e di volere e attualmente affetta da psicosi schizofrenica». E proprio le conclusioni dei consulenti hanno indotto gli avvocati Laghi e Carelli Basile a scegliere la via dell’a bbreviato. Se la Chiurco era incapace d’intendere e di volere al momento della consumazione del crimine non potrà essere condannata. Non solo: se oggi è affetta da gravi disturbi psichiatrici non può più stare in carcere ma dev’essere curata.

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