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Arrestati 7 affiliati
al clan Mancuso

 Avrebbero minacciato il testimone di giustizia Vincenzo Ceravolo per costringerlo a ritrattare le sue accuse contro il boss della cosca Mancuso di Limbadi, alcune delle sette persone che sono state arrestate dagli uomini della squadra mobile di Catanzaro.
Ceravolo, imprenditore vibonese leader nell’export del tonno fresco del Mediterraneo, è sotto protezione dal 28 maggio del 2003 dopo che denunciò un boss della cosca Mancuso che, insieme ad un suo affiliato, fu processato e condannato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. La condanna fu confermata in appello nel 2004 ma poi la Cassazione, per una questione tecnica, annullò la sentenza disponendo un nuovo processo che però non è stato ancora celebrato. E proprio in questo periodo si sarebbero verificate le minacce e le intimidazioni.
Nel corso dell’inchiesta, gli investigatori della squadra mobile hanno anche portato alla luce un tentativo di estorsione ai danni di un altro imprenditore di Pizzo Calabro, Francesco Maria Vinci. Alcuni dei, secondo l’accusa, avrebbero preteso la restituzione di somme di denaro anticipate alla vittima per il rilascio di certificati necessari all’abilitazione all’imbarco ai quali avevano poi rinunciato.

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