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Dolore tra gli eritrei
ospitati ad Acquaformosa

“Potevamo esserci noi. Sono nostri fratelli quelli che sono morti cercando la libertà e una vita migliore, affrontando sacrifici e  rischi indicibili, inimmaginabili per un sogno  che spesso si infrange nelle gelide acque del mare”.  Dolore, lacrime e tristezza negli occhi delle giovani donne eritree giunte qualche giorno fa ad Acquaformosa, piccolo comune arbereshe del cosentino inserito nella rete nazionale dei centri di accoglienza degli immigrati. Il sorriso recuperato dopo la terribile odissea vissuta per arrivare in Italia si è spento di fronte alle immagini dell’ecatombe di Lampedusa, dei corpi degli immigrati, tra loro molti eritrei, rinchiusi nelle sacche sulla spiaggia, delle facce devastate dei sopravvissuti dell’ultima tragedia che da ieri scorrono sul televisore. Solo qualche settimana anche loro erano approdate a Lampedusa e dopo essere passare dai d’accoglienza o presunti tali sono arrivate ad Acquaformosa dove hanno trovato una casa, dei vestiti, cibo e tanto affetto. Ma la tragedia dei 500 immigrati che a poca distanza dalla meta, dalle coste italiane sono morti o rimasti feriti nel tragico rogo e affondamento di quel barcone sgangherato e sovraccarico, le ha riportate con la mente al loro doloroso percorsoe a quello di migliaia di immigrati. Mesi e mesi per attraversare il Sahara, poi l’attesa del barcone. Hanno pagato fino a 2000 euro che per loro per le loro famiglie sono tantissimo. I giorni in mare senza cibo, al freddo, maltrattati dagli scafisti. “Per noi in quei momenti la vita è zero, ogni attimo è guadagnato, perché tutto può succedere anche che ti possano buttare a mare pur se non sai nuotare per sfuggire ai controlli. E quando finalmente arrivi in Italia ti devi misurare con un’altra sfida durissima. Resterai o verrai espulso? Riuscirai a raggiungere parenti o amici in nord Europa? Riuscirai a non finire nelle grinfie di approfittatori, sfruttatori e moderni schiavisti? Riuscirai a farti accettare o dovrai sempre difenderti da razzismo, pregiudizi, indifferenza? Avrai mai l’agognata second chanche o resterai un indesiderato?”. Da quale inferno fuggono per accettare tutto ciò?  Intanto ad Acqquaformosa il sindaco Manoccio per ricordare i morti di Lampedusa ha organizzato per domenica prossima un momento di preghiera con il vescovo di Lungro e l'Imam di Cosenza Berraou ei una ficcalota che vedrà insieme residenti e immigrati.

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