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Da Genova alla Calabria
per estendere il racket
delle prostitute

Annunci suadenti. Costellati da promesse di mirabolanti prestazioni. Goderecci inviti dietro ai quali, molto spesso, si cela lo sfruttamento più bieco di donne sole e indifese. È proprio lungo questa direttrice che la squadra mobile di Genova, da qualche mese a questa parte, ha imbastito un’accurata indagine contro il racket della prostituzione. Gli agenti liguri, in particolare, hanno puntato la loro attenzione su un gruppo di giovani albanesi che dalla città della lanterna avrebbero poi esteso il loro commercio di carne umana a Milano. Una caccia allo sfruttatore agevolata dalla coraggiosa denuncia di due ragazze, costrette a vendere il proprio corpo sotto la minaccia della violenza e delle ritorsioni contro le loro famiglie in Albania e Romania. Due donne che hanno avuto la forza di fare nomi e cognomi di aguzzini e fiancheggiatori. I poliziotti genovesi, procedendo con l’attività investigativa, si sono però accorti che la gang aveva improvvisamente deciso di estendere il suo florido business anche nella lontana Calabria. E così si sono messi sulle tracce di Arjan Zenuni, un operaio di 34 anni privo di permesso di soggiorno, avvistato dalle parti di Scalea, sulla costa tirrenica cosentina.

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