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Scommesse on line,
arresti nel clan
dei casalesi

 

Sono 38 le ordinanze in corso di esecuzione da parte dei Carabinieri in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia nell'ambito dell'inchiesta che ha portato alla scoperta un sistema per la raccolta di scommesse su incontri di calcio su piattaforme 'on line' mutuate da quelle dei Monopoli di Stato, controllato da esponenti del clan di camorra dei Casalesi. Delle ordinanze - si è appreso da fonti investigative - 15 sono in carcere, sei agli arresti domiciliari e 17 sono divieti di dimora nella regione Campania. I reati ipotizzati sono concorso esterno in associazione di tipo mafioso e associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse. (ANSA).

Il giro delle scommesse clandestine on line, venuto alla luce oggi con l'operazione che ha portato all'esecuzione di 38 ordinanze cautelari, rappresenta "il toto nero post moderno", ovvero il sistema ammodernato del vecchio "toto nero" quando gli allibratori, anche all'epoca collegati con la camorra, raccoglievano le scommesse porta a porta. Lo ha sottolineato il sostituto procuratore nazionale antimafia Filippo Beatrice nel corso della conferenza stampa indetta in procura per illustrare i particolari dell'inchiesta. Alla conferenza hanno partecipato anche il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinatore della Dda della procura partenopea, il vicecomandante del Ros dei carabinieri col. Pasquale Angelosanto e il comandante provinciale di Caserta, col. Giancarlo Scafuri. Greco ha sottolineato come anche per la Dna, quello delle scommesse viene ritenuto "un settore strategico" delle attività della camorra. Dalle indagine è emerso che i promotori del sistema illecito di raccolta ai danni di ignari scommettitori - i quali non erano consapevoli che le giocate erano gestite illegalmente - versavano quote dei ricavi alle organizzazioni criminali presenti sul territorio dove erano in funzione i centri di raccolta: alla cosca dei Venosa, il gruppo dei Casalesi presente nell'area casertana, e al clan Mallardo, che controlla i traffici criminali nel Giuglianese. Nelle indagini, contrariamente ad altre indirizzate nel settore delle scommesse, non è venuto alla luce il coinvolgimento di esponenti del mondo dello sport. Sono una trentina in centri sequestrati dai carabinieri, ognuno dei quali movimentava un volume di affari quantificato intorno a un milione di euro all'anno. Complici degli organizzatori del sistema anche quattro esperti informatici. "La contraffazione del logo stampigliato sulle matrice - spiegano gli inquirenti - consentiva di superare i controlli amministrativi di routine, nonché di carpire la buona fede degli ignari giocatori, ampliando in tal modo il numero delle giocate e il volume degli introiti attraverso il pregiudicato Salvatore Venosa, nipote del capoclan detenuto Luigi Venose detto 'o cocchiere, risultato al vertice dell'organizzazione Venosa-Iovine-Zagaria".(ANSA).

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