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Rimborsi pazzi,
le sorprese non
finiscono qui

palazzo campanella

È destinata ad allargarsi in misura esponenziale l’inchiesta sui rimborsi allegri ai consiglieri regionali della Calabria. Per numero di persone coinvolte e per ipotesi di reato che potrebbero accumularsi, aggiungendo al peculato anche la truffa. La conferma di un’indagine ad ampio raggio era arrivata direttamente dal procuratore facente funzioni di Reggio, Ottavio Sferlazza, titolare del fascicolo di indagine insieme al sostituto Matteo Centini, che al nostro giornale aveva spiegato che «gli indagati non saranno sentiti in tempi brevi, perché abbiamo ancora molto materiale da visionare e molte posizioni da dovere valutare». Sui nomi dei dieci consiglieri regionali sotto inchiesta trapelano al momento solo un paio di ipotesi molto vicine alla certezza giudiziaria. Gli stessi politici che dovrebbero essere destinatari di un avviso di garanzia, entrambi del centrodestra e contattati telefonicamente, hanno evidenziato «che al momento non sono stati destinatari di alcuna notifica». Dieci le persone nel mirino della Procura di Reggio e dei finanzieri del Comando provinciale, otto del centrodestra e due del centrosinistra. Un coinvolgimento bipartisan a conferma del triste declino della politica di ogni colore. Che la corsa alle spese folli da rimborsare fosse un malcostume comune tra i consiglieri regionali è testimoniato dal fatto che, sempre stando all'ipotesi di reato, sarebbero coinvolti quasi tutti i partiti politici. Alcuni capigruppo, coloro che stringono in mano i cordoni della borsa dei finanziamenti pubblici ai partiti, e altrettanti consiglieri che presentavano al bancomat del partito fatture e ricevute di ogni tipologia. Dal ludico all’azzardo, dal sacro al profano, di minuscola entità fino a conti a più zeri. Gli 007 delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria stanno ancora passando al setaccio l’enorme mole di documentazione che lo scorso dicembre hanno acquisito a Palazzo Campanella. Un lavoraccio che sta proseguendo a ritmo serrato e che sta consegnando ai magistrati scoperte che vanno dal singolare all’assurdo. Dal Lazio alla Calabria nulla però sorprende più quando c’è la politica di mezzo, ingigantendo sempre di più la disaffezione del cittadino verso l’amministrazione della cosa pubblica. Un’inchiesta che nasce dagli approfondimenti del “caso Rappoccio”, quando la procura generale di Reggio aveva scavato anche sulle presunte spese disinvolte sostenute dal consigliere di “In - sieme per la Calabria”, Antonio Rappoccio e dal capogruppo della stessa lista civica, Giulio Serra. Un filone di indagine che però viaggia su un binario parallelo e che non dovrebbe incrociarsi con la bufera di questi giorni. Dai primi accertamenti svolti dagli inquirenti, i politici e i funzionari di partito avrebbero ottenuto il rimborso anche di spese non collegate all’attività politica svolta tra il 2010 e il 2012. Per un esborso dalle tasche dei calabresi per oltre 500mila euro. Mancherebbero gli scontrini o le fatture per motivare le uscite dai fondi dei gruppi regionali, mentre in alcuni casi si sarebbe preteso, ed ottenuto, il rimborso per svaghi personali che nessuna attinenza avevano con la politica.

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