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Invalido grave
INPS nega pensione

Anche il Tribunale del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino, oltre al comitato di indignazione popolare, si schiera a difesa di Nicola, il disabile di Diamante a cui è stata sospesa l’indennità di invalidità, 275 euro al mese,  dall’INPS da anni nonostante la gravità oggettiva della situazione mentale dell’uomo e della sua famiglia, una famiglia di diversamente abili: Giuseppe, il fratello, non in grado di intendere e volere, vive chiuso in casa a causa di precarie condizioni di salute e il comune usa la sua stessa pensione per l’assistenza domiciliare. La sorella è affetta da morbo di Parkinson e rifiuta ogni cura pur di assistere i fratelli. Un altro fratello, tre anni fa, è stato  colpito da ictus e ricoverato in degenza in una RSA, dove poi è morto. Nel certificato rilasciato dal Centro di salute Mentale di Paola, il 10 maggio del 2010, in seguito a visita specialistica, il direttore dr. Giacomo Pantusa e lo psicologo del CSM, dott.ssa Rossana Castriota, scrivono che Nicola è affetto da “ritardo mentale grave”. E così scrive la psicologa del Dipartimento di Salute Mentale di Scalea, dott.ssa Monterisi: “ si evince comunque un grave peggioramento delle funzioni intellettive e del comportamento adattivo”.  Dopo anni di attesa l’esito da parte dell’INPS di Cosenza giunto l’8/2/2013, sei anni dopo che la pensione era stata sospesa .La diagnosi dell’istituto di previdenza parla  di :insufficienza mentale lieve in soggetto con turbe di comportamento. La commissione medica riconosce l’interessato invalido con riduzione permanente della capacità lavorativa dal 34% al 73%. Percentuale del 67%, quindi, niente indennità. “Chi conosce Nicola – afferma l’avv. Domenico Oliva, coordinatore territoriale del TDM – si pone la domanda di come possa fare a sopravvivere da solo nelle attuali condizioni economiche e i medici del Dipartimento di Salute Mentale hanno ben diagnosticato fotografando quella che è la sua reale condizione, della quale una intera popolazione è consapevole. Non riusciamo a immaginare come questo cittadino della Repubblica possa riuscire a sopravvivere senza quella misera pensione. Il problema che si pone è di sensibilità collettiva ma soprattutto pubblica e tale episodio suscita sdegno etico e sociale soprattutto perché destinatario ne è una persona debole”.

 

 

 

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