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Concussione e droga
Calabresi tra gli arrestati

Un consulente del lavoro si è finto funzionario del Fisco e con i complici, tra i quali un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, ha inscenato una falsa verifica fiscale nei confronti della società dell'imprenditore Tommaso Di Lernia, noto per essere stato coinvolto nell'inchiesta Enav-Finmeccanica, per indurlo a pagare una tangente di 750.000 Euro per ottenere un ammorbidimento del controllo. I

 Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno arrestato questa mattina otto persone per reati di concussione, truffa aggravata e traffico internazionale di stupefacenti, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma. Gli indagati sono 16. Numerose anche le perquisizioni locali e personali eseguite nel corso dell'operazione, che ha visto impiegati 200 finanzieri tra il Lazio e la Calabria.

In un caso Alessandro Grassi aveva individuato la propria vittima in un imprenditore che conosceva bene, trattandosi di un cliente del suo studio. Questa volta a fingersi ispettori del fisco alcuni suoi complici. Grassi poi manifestò all'imprenditore la possibilità di alleggerire le potenziali conseguenze del controllo pagando una "mazzetta", intascata da lui e dai suoi compartecipi. Nell'occasione Grassi ed i suoi complici (di cui 4 tratti in arresto) avevano predisposto tutto il necessario per trarre in inganno l'imprenditore, facendo apparire come veritiera la verifica fiscale. 

Erano stati infatti predisposti tesserini di riconoscimento contraffatti dell'Agenzia delle Entrate; erano stati redatti verbali di verifica ad hoc e, addirittura, i falsi funzionari dell'Amministrazione Finanziaria avevano anche proceduto ad acquisire la documentazione contabile dell'impresa, manifestando l'esigenza di un esame approfondito. Proprio la procedura che sarebbe stata seguita dai veri verificatori. Come se non bastasse dalle indagini è emerso che Grassi era il terminale di un gruppo criminale, composto per lo più da soggetti di origine calabrese, provenienti da Africo (RC) ma da tempo trapiantati nella Capitale, attivo nell'importazione di ingenti di droga da Santo Domingo. Gli indagati stavano organizzando il trasporto di un grosso carico di cocaina (per il quale avevano già versato ai narcos un acconto di 700.000 euro) attraverso un aereo noleggiato, che sarebbe dovuto giungere presso lo scalo romano di Campino, per poi rifornire le piazze di spaccio di Roma e Milano.

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