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Agguato Musy, dalla
scienza aiuto al
fiuto dei poliziotti

E' arrivata dalla scienza la svolta che ha consentito di identificare l' uomo accusato di avere sparato ad Alberto Musy. Per dieci mesi poliziotti e magistrati gli hanno dato la caccia in quella che il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, ha definito un'indagine "mastodontica, gigantesca, lunga, paziente, faticosa, analitica". Ed anche tecnologica, con due super-perizie determinanti per identificare Francesco Furchì. A dare una mano agli inquirenti gli esperti del Politecnico di Torino e un pool di medici legali. Sono stati loro, infatti, ad analizzare il filmato delle telecamere di sicurezza che immortalano l'uomo con il casco da motociclista mentre si avvicina a casa dell'avvocato, a Torino, nella centrale via Barbaroux, e si prepara a sparare. Frammenti di video messi a confronto con altre immagini del faccendiere, che hanno finito con il coincidere in alcuni tratti, ha spiegato Caselli, "addirittura al 99%". Fondamentale anche l'analisi della camminata dell'uomo, leggermente claudicante. Un particolare che sarebbe sfuggito a chiunque, tranne ai medici legali che hanno collaborato all'inchiesta. Una "malformazione fisica particolare e niente affatto comune", come l'ha definita il procuratore Caselli. Furchì era finito nel mirino degli investigatori dopo l'estate e centinaia di persone messe sotto controllo senza alcun risultato. La sua presenza nella zona dell'agguato è stata accertata dal rilevamento del suo telefono cellulare, agganciato dalle celle nonostante fosse spento. A quel punto, mentre le super-perizie venivano completate, scattavano accertamenti più mirati. E' qui che la scienza e la tecnologia hanno lasciato il passo al fiuto dei poliziotti e alle tecniche investigative tradizionali. Non solo riprese video, dunque, e studi morfologici, ma anche intercettazioni, pedinamenti e testimonianze che hanno riempito decine di faldoni. Centinaia e centinaia di pagine, messe una sopra l'altra, che hanno portato gli inquirenti a fermare Furchì al termine di un lungo interrogatorio. "Sono innocente", ha ripetuto più volte l'arrestato ai poliziotti. Ma anche loro, oltre alle perizie, non gli hanno creduto.(ANSA).

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