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La Calabria...
on the road

di Loredana Nicolò 

 

Dopo l’anteprima per la stampa a Roma ieri e quella a Milano domani, mercoledì toccherà alla Città dello Stretto ospitare la presentazione di “Aspromonte”, opera prima del regista italo-tunisino Hedy Krissane, tratta da un soggetto del prof. reggino Tonino Perna, prodotta da Publiglobe Picture e distribuita da Cineclub Internazionale Distribuzione.
Il film racconta di un industriale brianzolo, interpretato dal comico di Zelig Franco Neri, che arriva in Aspromonte per far firmare con urgenza un contratto al fratello che non vede da anni (Andrea De Rosa) ma, dopo una lite, si ritroverà a cercarlo per mari e per monti assieme ad Aldo, una guardia forestale, interpretata da Pier Maria Cecchini, che lo accompagnerà in una traversata piena di incontri con personaggi del luogo. Ne abbiamo parlato con Franco Neri, il regista Krissane e il prof. Perna.
Franco Neri, cosa l’ha divertita di più durante le riprese?
«Si può dire che abbiamo fatto gli esploratori, visitando posti bellissimi. Le cinque settimane di riprese, di cui una al Nord, ne fanno un vero film “on the road”: abbiamo macinato oltre 4 mila km nelle quattro settimane in Calabria. Un’esperienza da ripetere».
– E cosa invece, a suo avviso, rimarrà più impresso nello spettatore?
«Nella vita le persone sono abituate ad “accumulare”: questa è una storia semplice, un fratello che cerca il fratello seppure per ragioni “pratiche”. Ma alla fine vincono  i sentimenti, perché quello che conta è  la famiglia. Personalmente è stata una bella esperienza lavorativa accanto a Cecchini, De Rosa, Krissane e tutto il  cast,  che fa emergere un’immagine della Calabria fuori dagli stereotipi. Insomma... non c’è un motivo per non vederlo, bisogna vederlo!».
Hedy Krissane ha un lunghissimo curriculum come attore, ora diventato regista.
Si trova meglio davanti o dietro la cinepresa?
«Sono due cose molto diverse. Come attore ti affidi al regista e segui il percorso del personaggio. Facendo il regista devi avere il controllo di ciò che hai davanti, scandire il ritmo delle battute… è un lavoro molto più ampio ma divertente. Posso dire di trovarmi bene in ambedue  i ruoli».
Cosa le è rimasto impresso della permanenza in Calabria?
«In primo luogo i paesaggi. Abbiamo girato solo nella provincia di Reggio Calabria e il punto più lontano che abbiamo toccato è stato Polsi (dove c’è il Santuario della Madonna della Montagna ndr) che è stata una magnifica sorpresa come pure San Luca, Gerace, l’indescrivibile spettacolo di Pentedattilo: tutti luoghi che ci hanno trasmesso emozioni incredibili che spero di far giungere allo spettatore. Di sicuro invito caldamente a visitare quei posti».
Prof. Perna come, dove e quando le è venuta “l'ispirazione” per questo soggetto?
 «Nel primo anno della mia presidenza dell’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte ebbi l’idea che per rompere gli stereotipi predominanti su questa montagna serviva qualcosa che li smontasse ironicamente.   Così scrissi una bozza di sceneggiatura e la discussi con un regista salernitano che aveva realizzato un documentario promozionale su diversi paesi dell’Aspromonte.  Purtroppo, dopo la produzione di un promo che doveva servire come base per trovare produttori, il regista scomparve senza neanche avere completato il lavoro. Così abbandonai l’idea.  Quando uscì “Benvenuti al Sud” pensai con rammarico a quale occasione avevamo perso, perché il soggetto che avevo scritto aveva proprio questo taglio, basato sullo stesso stile di quel film di successo».
Aveva mai pensato di scrivere qualcosa che poi sarebbe finita sul grande schermo?
«Per la verità molte volte.  La mia prima passione giovanile è stato il teatro e anche dopo ho continuato ogni tanto a scrivere per il teatro. Nel 2010 ho pubblicato una raccolta di pièces con lo pseudonimo di Ninello Nerpa per la casa editrice “Città del Sole”.  Negli anni precedenti avevo pubblicato due piccole antologie di eco-favole e nel 2006, per la collana “scrittori calabresi”, la Rubettino ha pubblicato due miei romanzi, “Al magnifico Rettore”  e “Tesi di Laurea”.  Insomma, quando c’è una passione che cova, prima o poi l’incubazione arriva in superficie: è come il morbillo o la scarlattina!».  
Cosa ha guidato la scelta dei paesaggi? C’entra quindi la sua passata esperienza quale presidente del Parco dell'Aspromonte?
«Sicuramente, come le ho già detto, questo film nasce dalla mia esperienza e dal mio amore per questa montagna.  È un sentimento che condivido con tanti, anche con molti reggini le cui origini risalgono ai paesini che sono incastonati nell’Aspromonte».
C'è un messaggio in questo film o è puro divertimento?
«Beh, sì ci sono più messaggi.   Il primo è sicuramente quello che invita a guardare a questa terra con meno superficialità e, quindi, a superare gli stereotipi. Il secondo è diretto ai meridionali che hanno lasciato il Sud da molti anni e che o l’hanno cancellato o quando tornano, ogni tanto, hanno la puzza sotto il naso. Il personaggio principale, l’imprenditore Boatti (Franco Neri), rappresenta bene questo tipo di calabrese affermatosi nella società del Nord, ha fatto i soldi e ha “dimenticato” le sue origini.  Vorrei comunque ricordare, con le parole del grande commediografo rumeno-francese Ionesco, che si può far divertire il pubblico insegnando qualcosa e questa pedagogia è spesso più efficace delle seriose dissertazioni sui nostri mali».

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