Intanto sono pronti a chiedere la scarcerazione dei loro assistiti i difensori degli imputati nel processo milanese 'Infinito' . Dopo la decisione della Cassazione che ha annullato il deposito 'in due tempi' delle motivazioni della sentenza, infatti, da quanto si è saputo, numerosi legali ritengono che ora la Corte d'Appello nel processo di secondo grado debba dichiarare la "nullità" del verdetto e provvedere, dunque, a scarcerare i detenuti. Da quanto si è saputo da fonti legali e giudiziarie, il 'caso' che dovranno risolvere i giudici della Corte d'Apello milanese risulta, in sostanza, senza precedenti specifici. Tra le ipotesi di decisione, da quanto si è appreso, c'é la possibilità che i giudici possano annullare la sentenza di primo grado (si tornerebbe alla fase del processo), ma anche che possano 'sanare' il difetto delle motivazioni sancito dalla Cassazione. La Suprema Corte - accogliendo il ricorso degli avvocati Manuela Caciuttolo, Raffaele Della Valle e Donatella Rapetti per conto di quattro imputati - ha annullato senza rinvio il provvedimento con cui il gup di Milano Roberto Arnaldi aveva integrato le motivazioni che nel primo deposito avevano un 'buco' di 120 pagine. Resterebbe dunque una sentenza 'monca' di una parte delle motivazioni. Una questione che è stata sollevata anche nei motivi del ricorso in appello dagli avvocati di tutti gli altri imputati nel processo, tra cui i legali Maria Teresa Zampogna e Amedeo Rizza. Nell'udienza di domani (a porte chiuse, il processo si svolge con rito abbreviato) nell'aula bunker di piazza Filangeri le difese, partendo dal fatto che ritengono la sentenza viziata da "nullità assoluta" dopo la decisione della Cassazione, chiederanno l'annullamento del verdetto di primo grado e le scarcerazioni. Solo le motivazioni della Cassazione che saranno rese note nei prossimi giorni, tra l'altro, potranno chiarire i motivi della decisione. (ANSA)