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La Cassazione ha annullato
condanne per 110 persone
per colpa di una stampante

Cassazione
Nel novembre del 2011, 110 presunti affiliati alla 'ndrangheta - arrestati nella maxi-operazione 'Infinitò contro le cosche infiltrate in Lombardia del luglio del 2010, coordinata dalla Dda di Milano - sono stati condannati a pene fino a 16 anni di reclusione e nei mesi scorsi è iniziato il processo di secondo grado, con i termini di custodia cautelare che scadranno tra febbraio e aprile prossimo. Il 4 giugno 2012 il gup di Milano, Roberto Arnaldi, aveva depositato le motivazioni della sentenza, ma pochi giorni dopo era stato costretto a fare una integrazione delle stesse motivazioni, perché nel 'primo' deposito - per un problema tecnico della stampante - mancavano 120 pagine sulle oltre 900 in totale: non c'erano le parti relative ad alcune 'locali' di 'ndrangheta e anche la parte sul trattamento sanzionatorio per gli imputati. Cosi' l'avvocato Manuela Caciuttolo, che difende Vincenzo Ioculano, condannato a 4 anni, ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere l'annullamento del 'secondo deposito' e la Suprema Corte ha "annullato senza rinvio il provvedimento impugnato", dando ragione alla difesa. Il provvedimento è stato annullato per "vizio di abnormità" dell'atto processuale. A questo punto, i legali degli imputati (la decisione della Cassazione, da quanto si è saputo, può avere "effetto estensivo") nell'udienza di domani nell'aula bunker di piazza Filangeri solleveranno la questione della nullità della sentenza, perché resterebbe, in sostanza, solo il primo deposito con le motivazioni 'monche' in cui non c'é il trattamento sanzionatorio di tutti gli imputati. Al quarto piano del Palazzo di Giustizia gli inquirenti attendono di capire cosa succederà domani e quali decisioni prenderà la Corte d'Appello.

Intanto sono pronti a chiedere la scarcerazione dei loro assistiti i difensori degli imputati nel processo milanese 'Infinito' . Dopo la decisione della Cassazione che ha annullato il deposito 'in due tempi' delle motivazioni della sentenza, infatti, da quanto si è saputo, numerosi legali ritengono che ora la Corte d'Appello nel processo di secondo grado debba dichiarare la "nullità" del verdetto e provvedere, dunque, a scarcerare i detenuti. Da quanto si è saputo da fonti legali e giudiziarie, il 'caso' che dovranno risolvere i giudici della Corte d'Apello milanese risulta, in sostanza, senza precedenti specifici. Tra le ipotesi di decisione, da quanto si è appreso, c'é la possibilità che i giudici possano annullare la sentenza di primo grado (si tornerebbe alla fase del processo), ma anche che possano 'sanare' il difetto delle motivazioni sancito dalla Cassazione. La Suprema Corte - accogliendo il ricorso degli avvocati Manuela Caciuttolo, Raffaele Della Valle e Donatella Rapetti per conto di quattro imputati - ha annullato senza rinvio il provvedimento con cui il gup di Milano Roberto Arnaldi aveva integrato le motivazioni che nel primo deposito avevano un 'buco' di 120 pagine. Resterebbe dunque una sentenza 'monca' di una parte delle motivazioni. Una questione che è stata sollevata anche nei motivi del ricorso in appello dagli avvocati di tutti gli altri imputati nel processo, tra cui i legali Maria Teresa Zampogna e Amedeo Rizza. Nell'udienza di domani (a porte chiuse, il processo si svolge con rito abbreviato) nell'aula bunker di piazza Filangeri le difese, partendo dal fatto che ritengono la sentenza viziata da "nullità assoluta" dopo la decisione della Cassazione, chiederanno l'annullamento del verdetto di primo grado e le scarcerazioni. Solo le motivazioni della Cassazione che saranno rese note nei prossimi giorni, tra l'altro, potranno chiarire i motivi della decisione. (ANSA)

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