
Le difese – nell’udienza del cosiddetto “processo Fallara” che si sta celebrando davanti al Tribunale presieduta da Olga Tarzia – sono andate all’attacco. O almeno ci hanno provato. Gli avvocati degli imputati Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici (i tre revisori dei conti che devono rispondere del reato di falso) e dell’ex sindaco Giuseppe Scopelliti (che oltre al falso è imputato anche di abuso d’ufficio) hanno “torchiato” per quasi tre ore i tre esperti della Procura, Vito Tatò, Roberto Rizzi e Giovanni Logoteto, gli ispettori che hanno redatto un dossier di 150 pagine sui “buchi” nei conti di Palazzo San Giorgio su cui è stato cementato questo procedimento penale che prende il nome da Orsola Fallara, la dirigente del settore Finanze del Comune, morta suicida due anni fa, che ha lasciato dietro di sè una voragine nei conti comunali dai contorni indefiniti.
Hanno cominciato il controesame della terna (ha quasi sempre risposto per tutti Vito Tatò), gli avvocati Francesco Giuffrè, Antonio Sofo, Carmelo Chirico e Alberto Panuccio, i quali hanno provato ad aprire qualche crepa nella granitica relazione stesa dagli esperti facendo leva sul fatto che gli stessi consulenti della Procura non avevano rinvenuto tra gli atti del Comune che hanno esaminato anche altri documenti che sarebbero stati necessari e fondamentali per la stessa redazione di quella robusta consulenza.
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