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Droga e degrado al "ghetto" rom di Catanzaro, bufera dopo il servizio di Striscia la notizia

Spaccio di droga e degrado, case occupate abusivamente, allacci illegali alla rete elettrica, arsenali di armi e traffici di ogni tipo. La situazione del quartiere dominato dalla criminalità rom, lungo viale Isonzo, a sud di Catanzaro, è nota a tutti. La principale centrale di smercio della droga, quartier generale di una criminalità ormai contigua alla 'ndrangheta come attestano molte inchieste della magistratura, è praticamente sottratta al controllo dello Stato. Un servizio di «Striscia la notizia», andato in onda ieri sera, ha messo sotto i riflettori quello che le forze dell’ordine hanno da tempo documentato: nel «Bronx» di Catanzaro lo spaccio di droga è quasi ufficiale, spesso gestito da coppie che si nascondono dietro ai bambini, occultando loro addosso lo stupefacente se non addirittura utilizzandoli come vedette o spacciatori.

Smantellate, in fretta e furia, nel 1984, le baraccopoli costruite nei quartieri a sud della città per nascondere il degrado a Papa Giovanni Paolo II, in visita nel capoluogo calabrese, ai nomadi, ormai stanziali, furono assegnati gli appartamenti. La polvere fu nascosta sotto i tappeti, ma non fu rimossa. L’integrazione non ci fu e in breve i palazzi di località Pistoia diventarono il quartier generale delle attività illecite che si svolgono nel capoluogo calabrese, un tempo considerato «isola felice» nel contesto regionale.

La comunità rom di Catanzaro si formò negli anni Sessanta, con l’arrivo di nomadi dall’ex Jugoslavia, collocati in accampamenti nella zona sud del capoluogo calabrese. Si calcola che sia oggi composta da circa 6.000 persone ormai stabilmente insediate in città.

Il campo più grande era quello del quartiere Lido, posizionato a pochi metri dalla stazione ferroviaria, in un’area poi trasformata in un centro polivalente. L’idea della politica locale fu quella di smantellare l’insediamento, diventato insostenibile dal punto di vista igienico, ma anche sotto l’aspetto della sicurezza. A molte famiglie furono assegnate le case popolari di viale Isonzo. Un’idea che si è trasformata, in poco tempo, in un boomerang. Zone diventate una sorta di «stato autonomo» all’interno della città.

Le operazioni delle forze dell’ordine hanno dimostrato l’esistenza di veri e propri bunker chiusi da sbarre, controllati da sentinelle o da telecamere, divenuti luoghi di spaccio alla luce del sole oltre che luogo di deposito di autoveicoli rubati. Gli appartamenti realizzati dall’Aterp sono stati vandalizzati, in molti casi sottratti agli assegnatari che hanno dovuto fare le valige; le aree circostanti ridotte a discariche di rifiuti e carcasse di automezzi.

Le ultime operazioni della Dda hanno dimostrato l’evoluzione delle bande rom. Da semplici associazioni di spacciatori a vere e proprie organizzazioni riconosciute dalla 'ndrangheta. Appena qualche giorno fa il procuratore capo Nicola Gratteri ha ricordato che agli ex nomadi la mafia ha subappaltato il traffico di droga. Ma nel business ci sono pure le estorsioni, soprattutto quelle legate ai furti d’auto e non sono mancati gli omicidi legati a faide locali. Sui social dilaga la polemica, i sindacati di polizia continuano a denunciare l’impotenza delle forze dell’ordine e c'è l’annuncio di interrogazioni parlamentari, ma in molti sono pronti a scommettere che fra pochi giorni calerà su tutto il silenzio.

Una delegazione della Federazione sindacale di polizia (Fsp), guidata dal segretario nazionale Giuseppe Brugnano, ha incontrato questa mattina il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Molti i temi al centro del confronto, a partire dalle carenze della Polizia di Stato e delle forze dell’ordine, nel territorio distrettuale, segnalate al procuratore dopo il suo arrivo. «Gratteri - ha spiegato Brugnano - ci ha rassicurato sul fatto che questi temi sono stati posti all’attenzione degli organismi nazionali sia in termini di mezzi che di personale. L’impegno è totale e il procuratore ci ha ascoltato con grande attenzione e scrupolosità». La discussione ha riguardato anche le immagini trasmesse ieris era da «Striscia la notizia» sulla piazza di spaccio attiva nell’area sud di Catanzaro e gestita dalla comunità rom.

Secondo Brugnano, «Gratteri conosce molto bene questo fenomeno, sul quale ha concentrato attenzione e forze investigative. Da anni, come organizzazione sindacale - ha aggiunto Brugnano - abbiamo lanciato l’allarme sul fenomeno rom che non rappresenta nè una organizzazione stanziale, nè una ipotesi di integrazione. Da un lato abbiamo riscontrato il fenomeno dei legami sempre più forti con la indrangheta, dall’altro quello di una politica che ha utilizzato questa enorme massa di persone come bacino elettorale».
Brugnano ha, infine, evidenziato «lo spirito di collaborazione emerso nel confronto con il procuratore di Catanzaro, condividendo la necessità di interventi rapidi in termini di sicurezza, prevenzione e vicinanza alla popolazione».

«Ha riacceso i riflettori su un problema gravissimo, che avevamo già affrontato ampiamente, il recente servizio di Striscia la notizia sul traffico di droga di matrice 'ndranghetista nel ghetto di viale Isonzo a Catanzaro, che peraltro ha mostrato e confermato lo sfruttamento di bambini nell’attività di spaccio». Lo affermano i parlamentari del M5S Paolo Parentela e Bianca Granato, in merito alle attività illecite gestite dalla comunità di origine rom del capoluogo, documentate dalle immagini televisive.

«Nella campagna elettorale per le ultime Comunali di Catanzaro - continuano - avevamo posto l’attenzione sul rischio e degrado sociale nell’intero quartiere interessato, Pistoia-Aranceto, proponendo misure di integrazione sociale che l’attuale maggioranza locale non ha mai voluto attivare. Nella precedente legislatura, anche per assicurare la sicurezza in quella zona, avevo presentato - ricorda Parentela - ben due interrogazioni parlamentari, con la convinzione che fosse utile, come lo è ad oggi, aumentare il controllo delle forze dell’ordine per contrastare i fenomeni criminali e il coinvolgimento di minori. Ora - proseguono i due parlamentari del Movimento 5 Stelle - presenteremo due interrogazioni al ministro dell’Interno, una alla Camera e una al Senato, per sapere quali elementi specifici avessero il prefetto e il questore di Catanzaro e le iniziative di rispettiva competenza assunte nel tempo».

«Ci sono comunque - affermano i due parlamentari - precise responsabilità politiche della maggioranza guidata dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che ne deve rispondere all’opinione pubblica. Adesso è indispensabile avviare progetti e interventi educativi e di recupero sociale, per i quali bisogna interessare pure le scuole e il Garante regionale per l’infanzia. Occorre inoltre sostenere l’associazione Libera e il Centro calabrese di Solidarietà, nello specifico già operativi da un pezzo. Non possiamo permetterci - concludono Parentela e Granato - che in quel quartiere crescano bambini con il mito o l’influsso della 'ndrangheta. I minori sono il futuro della nostra Calabria, nella quale più istituzioni pubbliche sono spesso indifferenti o sufficienti, malgrado le evidenze risapute».

«Non c'è niente di più difficile: svegliare qualcuno che finge di dormire». Cita una frase dell’arcivescovo e attivista sudafricano Desmond Tutu, il presidente di Confesercenti Catanzaro, Francesco Chirillo, commentando il servizio di «Striscia la notizia» che ha riaperto il dibattito sul degrado dei quartieri a sud di Catanzaro, dominati dalla criminalità di origine rom. «La nostra città oggi prova vergogna per quelle immagini? Eppure si tratta di situazioni ben note a tutti e non certo da ieri sera - sottolinea Chirillo. - La vera stranezza, il vero scandalo è la mancanza di interventi e soluzioni da parte della nostra classe politica. Quel servizio ha svelato non uno ma decenni di abbandono, nel silenzio colpevole di chi, una volta eletto, ha preferito girarsi dall’altra parte e nascondere la polvere sotto il tappeto. Qualcuno, per anni, ha fatto finta di dormire - dice Chirillo - e adesso fa finta di svegliarsi. Ma è tempo che le responsabilità emergano e che qualcuno se ne faccia carico in prima persona. Il dramma vero - prosegue - è che qui gli imprenditori lottano strenuamente e con coraggio contro la crisi, i cittadini perbene si impegnano per migliorare anche da un punto di vista turistico e culturale la città, le forze dell’ordine difendono e proteggono con sforzi enormi (senza mezzi adeguati e senza supporto legislativo) la collettività, mentre dall’altro lato registriamo la distanza siderale della politica su tutti questi temi. Una evidenza-assenza dalle conseguenze devastanti». Il presidente di Confesercenti invita tutte le parti in causa, «incluse forze sociali, politiche, culturali, associazioni e imprese a un salutare bagno di autocritica e a un rinnovato gioco di squadra che fissi priorità, obiettivi e strategie concrete. Non più per noi, vista la grave condizione ereditata, ma almeno - dice - per i nostri figli».

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