La sua forza? La creatività. E lei Maria Grazia Rotondaro, classe 1986, nel piccolo comune di Verbicaro, il paese in cui è stato girato "Una femmina", ispirato a “Fimmine ribelli” di Lirio Abbate, approfittando anche di un finanziamento, ha trasformato la vecchia casa familiare in una struttura ricettiva. Piccola. Ma super accogliente. E dopo una vita da giramondo è un po’ il simbolo della Calabria resistente.
Ma procediamo per gradi scoprendo il mondo di colei che durante la settimana del baratto cercava influencer per far conoscere la sua attività e il suo borgo in cambio di ospitalità. Distinguendosi, ad esempio, da chi cercava semplicemente giardinieri o imbianchini: «Ho studiato – racconta Maria Grazia – lingue al liceo e seguito il percorso turistico all’Unical. Ho avuto l’opportunità di studiare e lavorare anche fuori regione, muovendomi tra Trentino Alto-Adige, Lombardia, Toscana. E studiando all’università de La Coruña, ed a Bristol, per migliorare il mio inglese».
L’idea iniziale era di lavorare nei tour operator, creando pacchetti e con l’occasione viaggiare per collaudarli, vista la sua passione per i viaggi. Ma poi ha trovato più affascinante il lavoro in hotel come receptionist e si è formata in questa direzione, seguendo corsi mirati e facendo stage in hotel a 4 stelle a Brescia: «Mi sono misurata anche con altri lavori sempre a contatto con il pubblico ma il mio amore per l’accoglienza è nato in un hotel in Val di Fassa. Un’esperienza impegnativa, avevo tanto da imparare in questo campo ma mi è stata riconosciuta una propensione naturale al sorriso e soprattutto all’attenzione verso gli ospiti. E se per molti può essere un lavoro stressante, per me invece è sempre stato motivante. Riesco a trovare nuovi spunti di apprendimento e di miglioramento ogni volta che accolgo qualcuno e mi interfaccio con persone di diverse culture. La parte più bella è lo scambio con persone che ti arricchiscono con i loro racconti, con i loro gesti e i loro consigli».
A un certo punto Maria Grazia è stata travolta dall'idea di tornare a casa e soprattutto di dare vita a qualcosa di suo: «Non sentivo di aver trovato il mio equilibrio, perciò al mio ritorno dall’Inghilterra ho maturato il bisogno di cambiare rotta e capito che l’unico posto che mi permetteva di intraprendere la strada dell’imprenditoria era proprio dove sono cresciuta. Il mio stile di accoglienza non veniva espresso appieno da dipendente e quindi ho deciso di provare e di rendere a mia immagine e somiglianza quello che avevo solo in testa. Insomma, mi sono chiesta: “Dove posso convogliare le mie energie? C’è qualcosa da cui partire senza dover affrontare spese esagerate?”».
E la giovane in terra calabrese non ha perso l’occasione di partecipare a un bando indetto dal “Gal” Riviera dei Cedri, istituito con lo scopo di far crescere più imprese nel territorio: «Senza dubbio per me è stato utile per avere una motivazione in più per fare il salto a lungo sognato, ristrutturando casa dei miei bisnonni, e coprendo con 20mila euro parte delle spese. Cosi è nato “Tik Tak”, un posto caratteristico con i muri in pietra, la roccia che fa capolino dal pavimento e il piccolo museo con oggetti e foto ritrovati per fare un salto nel passato ma con i comfort del presente nel cuore del centro storico».
E la Rotondaro è entusiasta quando parla del comune in cui vive e riflette sugli ingredienti della rinascita: «Verbicaro è un piccolo paesino circondato da natura, a due passi dal mare e dalla montagna, con murales sul cinema e con un centro storico, caratterizzato da tante scale, che ha tanto da raccontare, oltre a una popolazione accogliente. Secondo me bisogna puntare sulla sua autenticità, sulle sue tradizioni, la gastronomia, gli usi e i costumi. Insomma, ridefinire la sua identità e offrirla al mondo. E poi è necessaria una rete tra i comuni della zona che proietti tutti nella stessa direzione, cioè la valorizzazione dell’identità calabrese che non è quella dei luoghi comuni».
E i sogni nel cassetto sono tanti: «Nel futuro immediato c’è un’altra stanza, rigorosamente in stile “Tik Tak”, rendendo in questo modo la struttura un “bed and breakfast diffuso” e la ristrutturazione di un altro ambiente molto caratteristico per rendere l’esperienza degli ospiti ancora più completa. Nel frattempo, stiamo lavorando per creare valide collaborazioni al fine di dare più possibilità ai turisti di vivere il loro soggiorno in modo alternativo, lo sviluppo di un turismo esperienziale. Insomma, i desideri sono tanti, ma tra questi sicuramente c’è la crescita sotto il profilo territoriale e qualitativo. E mia piace immaginare una sorta di catena di “bed and breakfast” con il marchio e in stile “Tik Tak” che già si sta rendendo inconfondibile e riconoscibile. Ma non è esclusa l’intenzione di creare altre attività diversificate che possano comunque dare un contributo significativo alla comunità ed essere legate tra loro e l’attuale “Tik Tak”. E poi mi piacerebbe riuscire ad applicare in futuro maggiori misure eco-sostenibili, più attente, oltre all’identità della popolazione, anche al benessere del pianeta. Ho ancora tanto da imparare».
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