«Se dovessi finire qui la mia avventura, sono felice di quello che ho fatto in questi anni in Ecuador. Otto associazioni ecuadoregne di coltivatori e produttori di cacao pregiato sono adesso identità che vivono in forma organizzata. Non negoziano più in ginocchio con intermediari e vivono dignitosamente del loro lavoro. È quel che volevamo: produrre il miglior nettare degli dei, che rispecchiasse la filiera sostenibile con le tecniche tradizionali e il rispetto ambientale».
Mentre parla, Gaetano Servidio, ha gli occhi che gli brillano: è ritornato a Bonifati, in provincia di Cosenza, per un breve periodo da trascorre con la sua famiglia, ma presto ripartirà per l’Ecuador. Lì vive da 15 anni: vi è approdato per un progetto di cooperazione internazionale allo sviluppo di una Ong. Ma certo non pensava di diventare nella vita imprenditore di “Coacao”, acronimo di “Cooperative associate cacao dell’Ecuador sostenibile”. Né di conoscere a Quito il suo amore italiano, Simona De Filippis, diventata poi sua moglie, «così paziente per le mie lunghe assenze ma fiera di me da capire che nella vita sono davvero un ragazzo fortunato». La produzione di cacao sostenibile, ripete Gaetano, parte dal valore umano. Così racconta com’è iniziata questa svolta nella sua vita: «Sette anni fa avevo appena finito una lezione di cooperazione allo sviluppo internazionale. Salutato i miei studenti, stavo per lasciare l’aula quando mi ritrovo davanti un gruppo di agricoltori di cacao. Avevano viaggiato una notte intera per raggiungere, dalla zona costiera, Quito: solo per venire a parlare con me».
Si emoziona a pensarci. Nel 2012 erano stati beneficiari dei progetti dell’Acea onlus: Gaetano era capo progetto e responsabile paese, occupandosi proprio di sviluppo rurale del cacao. Con la semplicità delle parole e del cuore, questa delegazione di coltivatori locali gli chiede un aiuto per sganciarsi da vecchie logiche e produrre il nettare degli dei dignitosamente. Gli dicono anche che non sanno come pagarlo, ma che vogliono davvero imparare. La risposta non li delude: «Posso esserci solo nel fine settimana. Facciamo in modo che questo aiuto diventi un’impresa, qualcosa di concreto. Prima, però, dobbiamo diventare valore umano. Così ho iniziato un lavoro non tangibile di valorizzazione del talento umano, con corsi nei fine settimana per riuscire a creare delle identità associative».
Da allora, Gaetano ogni giovedì parte da Quito per raggiungere Esmeraldas, una delle 24 province dell’Ecuador. È qui che ha avviato il progetto per la produzione di varietà autoctone ecuadoregne di cacao. «Erano dei produttori individuali che lavoravano sottocosto, per intermediari. Per 3 anni abbiamo fatto lezioni, corsi, senza muovere un grano di cacao. Bisognava comprendere il valore umano, prima di quello materiale. Capire la possibilità di diventare identità per avere la sicurezza necessaria». Poi si è passati nel giugno del 2015 alla costituzione dell’attività imprenditoriale “Coacao” che, da nord a sud di Esmeraldas, comprende adesso otto associazioni, con tre etnie integrate di coltivatori dell’Ecuador: afro-ecuadoriane; chachi; montubios.
Ma cos’è cambiato in questi anni? «Erano produttori in estrema povertà. Non avevano mai lavorato in modo organizzato. Continuiamo a programmare, a studiare, perché l’improvvisazione crea vuoti. In questi anni, infatti, siamo passati, con tanti sacrifici scanditi da risate e amicizie, allo sviluppo produttivo. L’obiettivo è affacciarsi sul mercato europeo, con un cacao di pregiata qualità e aromi variegati, particolari». La fase della lavorazione si amalgama con l’esperienza dei coltivatori e produttori di Coacao. Una materia prima di alta qualità perché segue tutti i passaggi, rispettando le tecniche di lavorazione tradizionale e il frutto. Ciò significa, quindi, preservare le varietà di cioccolato che esportano, il Fino di Aroma e il Criollo. «Così, cerchiamo di arrivare ai consumatori che apprezzano e mangiano cioccolato puro al 90%. Un’impresa italiana ha creduto in noi, in questo processo virtuoso e sostenibile che stiamo portando avanti. Ci aiuta nello sviluppo del prodotto di alta qualità, usando il cacao che viene dalla filiera di nicchia sostenibile». Nel 2018 la prima esportazione in Italia di 10 tonnellate di cacao pregiato e di alta qualità. «Il Covid negli ultimi mesi ha limitato il volume delle esportazioni, ma non è affatto tempo perso. Ci stiamo incontrando per fare formazione e centrare il nostro punto di equilibrio, ossia una distribuzione equa dei benefici». Il percorso porta bei traguardi: infatti, lo scorso aprile il nettare degli dei che Coacao vende in Italia ha vinto il premio come migliore pasta di cioccolato con cacao dell’Ecuador. Gaetano tra pochi giorni partirà e il prossimo giovedì, come fa da anni, viaggerà tante ore per raggiungere i coltivatori di cacao, per poi ritornare il lunedì a Quito per la sua docenza all’Università e da Simona. «Cambio mezzi, dall’autobus alla canoa, con l’emozione di sempre per arrivare in queste comunità che mi hanno fatto sentire a casa. Mi hanno accolto come uno di famiglia». Con lui ci sono sempre Mariela Quintiero e Luis Añapa: collaboratori, amici, parte della famiglia di ecuadoregni. «Parlo sempre con tutti loro della Calabria. Ribadendo che anche io sono abitante del Sud del mondo. Terra povera ma ricca di cuore e di intelligenza».
Da Bonifati all’Ecuador per il nettare degli dei
Gaetano Servidio a Quito è il coordinatore di 8 associazioni che producono cacao sostenibile
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