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Cerisano, il cestaio Andrea riscopre le tradizioni di un tempo

Il giovane maestro porta avanti l’antica attività di nonno Luigi, aggiungendo la passione per la coltelleria

«I ricordi d’infanzia sono meravigliosi. Ho sempre aiutato mio nonno che ormai avanti con gli anni aveva difficoltà nel raccogliere e preparare il materiale d’intreccio, ma solo dopo la sua scomparsa mi sono reso conto dell’immenso patrimonio culturale che rischiava di svanire assieme a lui».
Così, Andrea Perrotta ha recuperato una bellissima tradizione che si stava completamente perdendo. Classe 1988, nato a Cosenza, ha da sempre nutrito una passione per il recupero e la valorizzazione del patrimonio demo-etnoantropologico della sua terra. Che ama in maniera viscerale. E proprio nella sua famiglia era nascosto un antico tesoro. Perché nonno Luigi, ultimo depositario della tradizione dei mastri cestai, con la sua scomparsa avrebbe lasciato un vuoto immenso doppio se il nipote non avesse deciso di portare avanti una storia. Intrecciando ricordi e soprattutto metodi antichi, quasi mitici.
«Dopo il diploma al Liceo Artistico ho deciso di cambiare percorso – ha raccontato Andrea – perché credo che la storia sia uno strumento importante per comprendere e prendere consapevolezza di chi siamo realmente. E quindi il mio interesse per le tradizioni mi ha portato a intraprendere gli studi umanistici ed a laurearmi in Storia all’Università della Calabria».
Andrea, inoltre, comincia a studiare voracemente tutti i manufatti realizzati dal nonno, riuscendo a recuperare le nozioni di base della cesteria tradizionale di Cerisano, il paese d’origine. «La laurea è stata fondamentale per poter ricercare con metodo storico la tradizione della cesteria in Calabria. Dopo aver appreso le tecniche usate a Cerisano, ho deciso di recuperare le tradizioni delle varie zone della Calabria Citeriore, girando per i vari borghi alla ricerca degli ultimi cestai presenti. È stato davvero un viaggio di scoperta entusiasmante che mi ha dato la carica per capire che stavo facendo la cosa giusta in una terra che ha bisogno di riscoprire la bellezza delle tradizioni. E alcuni volti incrociati sul cammino mi sono rimasti impressi. Come una coppia di cestai, gli ultimi crivari di Belmonte Calabro, Carmine e Anna Conforti, che non solo mi hanno trasmesso le loro conoscenze tecniche ma mi hanno regalato la loro amicizia. Infatti, dopo avermi accolto calorosamente nella loro casa di campagna, abbiamo continuato a rimanere in contatto».
Il giovane Andrea, appassionato di ricerca, ha anche recuperato un’altra bellissima pagina di tradizione calabrese che era scomparsa da tempo, la coltelleria: «I coltelli tradizionali calabresi – precisa con orgoglio – sono fra i più belli e raffinati della tradizione italiana. Con l’Unità, la concorrenza delle altre regioni del neonato Stato ha fatto sì che quest’arte sparisse quasi del tutto. Raffaele Corso, nelle sue ricerche antropologiche, già nel 1910 trovò difficoltà a reperire queste tipologie di coltelli. Ed è davvero importante il recupero di quest’arte per tramandare e far conoscere alle future generazioni oggetti artigianali che hanno rappresentato per secoli il vero carattere del popolo calabrese ».
Tradizioni, insomma, da riscoprire, e che per molto tempo sono state abbandonate perché si credeva che figli e nipoti dovessero per forza ambire a qualcosa di maggiormente gratificante oppure al famoso posto fisso di “zaloniana” memoria: «Ormai, dopo anni di abbandono della terra e con essa anche di tutte le tradizioni che gravitavano intorno alla stessa, vi è stata una riscoperta. Per fortuna il mondo rurale non viene più visto in maniera negativa, come sinonimo di povertà e miseria, ma come una concreta e reale opportunità. Non soltanto lavorativa, ma proprio come stile di vita salutare. Questo ovviamente dà nuova linfa all’artigianato e può essere un'opportunità di crescita per la Calabria».
E non sembra una impossibile considerando che Perrotta, il quale ci mette sempre testa e cuore in quello che fa, da mancino ha cominciato a imparare questa splendida arte partendo proprio dalla mano sinistra: «Da sempre l’intreccio è stato pensato e tramandato per essere realizzato con la mano destra. Anche i mancini – conclude il maestro cestaio di Cerisano – in passato dovevano intrecciare con la mano destra. Io ho imparato dapprima ad intrecciare con la destra, poi però ho deciso di capovolgere la tecnica riuscendo così ad intrecciare con la sinistra. E anche questa può considerarsi una bella soddisfazione».

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