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Cirò Marina, Pina e il suo pirografo per diventare più forte della malattia

«Compriamolo. Magari impari a usarlo per sprigionare quel che hai dentro». «Tu credi, papà?». «Sì, ne sono sicuro» e, indicando il pirografo, con tono pacato, si rivolge al commesso e paga. Ritornando indietro a una giornata d’inverno di tanti anni fa, Pina Pirìto, giovane artigiana di Cirò Marina (Crotone), racconta com’è nato il suo amore per il pirografo, compratole dal padre. È come una penna elettrica per disegnare i tatuaggi, solo che scrive sul legno, sughero e cuoio. Questo arnese è diventato terapeutico per questa giovane donna, dagli occhioni e dal sorriso che spazzano via ogni brutto pensiero. Pina torna a quella mattina in cui lei, diciassettenne, si alza dal letto ma cade. Alla gamba sinistra non arrivano gli impulsi dal cervello. La corsa in ospedale e quelle parole che cambieranno per sempre la sua vita: ischemia del midollo spinale. «Per sette mesi mi hanno trasferita tra vari ospedali e centri di riabilitazione in Lombardia e in Emilia Romagna. Da quel giorno a seguire ho cercato di essere sempre positiva, di non abbattermi ma poi, dopo l’università, sono crollata. Capita a tutti un periodo brutto. L’importante è superarlo e non negarlo. Per combattere l’apatia e la tristezza, mi venne in mente quel giorno d’inverno di 6 anni fa, quando mio padre mi acquistò il pirografo. Fu lui che, da bravo artigiano, mi spiegò poi come usarlo». Vari tentativi per capire come adoperare questo attrezzo, quanta pressione esercitare per l’incisione sul legno che dà quel tratto brunito, come regolarne il calore. Quanti fogli di legno di compensato le ha portato il padre (e continua a farlo). «Ne ho buttati di pezzi di legno! Ma è da sempre una bella scoperta. Dopo ogni esercitazione, notavo che non solo ne poteva uscire qualcosa di carino, ma che mi aiutava. Era terapeutico: mi faceva stare emotivamente meglio», racconta Pina Pirìto che con il pirografo ha iniziato a disegnare un sogno.

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