«Io voglio dire parole sempre piene. Voglio essere un esempio per mia figlia, a cui dedico tutto». Lei, che non lascia mai nulla di intentato, lo ripete come un mantra. E con questa frase significativa vuole affermarsi nella vita. Tutto questo dopo che la Federazione internazionale di gelateria, cioccolateria e pasticceria (Fipgc) le ha conferito a Roma, solo poche settimane fa, un riconoscimento molto prestigioso: la trentenne Flavia Garreffa, nata a Catanzaro, cresciuta a Crotone e perugina d’adozione, è l'autrice del miglior panettone decorato del mondo. La cake designer dai tratti gentili e l'animo da guerriera non dimentica le sue origini calabresi, anche se i suoi genitori, quando frequentava ancora la scuola materna, hanno deciso di trasferirsi nella città umbra: «I miei primi anni dopo la nascita ho vissuto più in Calabria che a Perugia. Vado fiera delle mie radici – racconta Flavia – Papà Domenico, molto conosciuto nella sua Crotone, fa il restauratore, lavora da sempre nel mondo dell’arte, ma a un certo punto della sua vita ha scelto di trasferirsi in un’altra regione. E mamma Graziella, originaria di Sellia Marina, ha così preparato i bagagli della nostra numerosa famiglia, considerando che siamo quattro figli». In Flavia hanno sempre convissuto due anime: una razionale e una creativa. Da bambina con la sorella si inventava, letteralmente, giochi che non esistevano. Dando vita, ad esempio, a delle bambole Barbie partendo dalla carta e cucendo perfino gli abiti su misura: «Credevo, erroneamente, che il mio futuro sarebbe stato il camice bianco e così, dopo la maturità, mi sono iscritta a Medicina. Sognavo di fare il medico di guerra sulle orme di Gino Strada puntando alla laurea con lode, ma poi l’amore per la pasticceria è esploso casualmente». La Garreffa si trovava a casa di nonna Tita in Calabria, sua prima tifosa, e doveva fare un regalo di compleanno. Preparare una torta semplice le sembrava banale così studiò una fine decorazione. Da lì un passaparola infinito tra amici e conoscenti: «Una pasticceria mi contattò per piccoli lavori e in quell’occasione capii che studiare mi pesava, mentre creare dolci mi entusiasmava. Così presi una decisione dettata dal cuore, dedicandomi alla mia vera passione. Mi iscrissi all’Università dei Sapori di Perugia dalla quale sono uscita a pieni voti, trovando subito lavoro come pasticcera». Tanta gavetta mettendo sempre al primo posto la parte decorativa dove traspare tutta la sua bravura. E cammin facendo partecipa a una serie di concorsi di pasticceria, che definisce provvidenziali, organizzati dalla Fipgc: «Nel 2020 ho partecipato, da neo-mamma, ai campionati italiani portando a casa l'argento. Non mi sono arresa, anzi questo risultato mi ha motivato ancor di più. Ho capito quali erano i miei punti deboli e ho deciso di prepararmi per i campionati mondiali dove ho vinto l’oro». Un’affermazione molto importante, non tanto per il premio, ma perché è stato il coronamento di un percorso pieno di sacrifici, lacrime e cadute a cui è seguita una grandissima voglia di rialzarsi: «Io lo considero un punto di partenza che arriva dopo parecchi momenti difficili. La sfida era con me stessa e il concorso mi ha fatto capire quanto io tenga al mio lavoro. Anche se lo sapevo già. A 25 anni mi sono ritrovata a lottare contro un cancro e questa mia vena creativa mi ha sicuramente aiutato a batterlo». Una guerriera che si è fatta forza grazie alla sua splendida famiglia, tanto che a casa, è incisa sulla lavagnetta del frigo una frase che adesso, a distanza di qualche anno, ha il sapore della vittoria: “La mia famiglia è la mia ricchezza”. «Quel periodo della mia vita lo ricordo con serenità, ma non mi reputo un’eroina – chiosa con piglio deciso – piuttosto credo che la cosa peggiore sia la solitudine, non la malattia. Sentimento che io non ho mai provato grazie a tutta la mia famiglia che si è stretta attorno a me». E prima dell’alloro più prestigioso, in piena pandemia, ha subìto, come molti suoi colleghi del settore, l’amarezza del licenziamento. E anche per questo motivo dedica il suo percorso all’universo femminile e soprattutto a sua figlia, presenza costante delle sue creazioni, specialmente notturne: «Dedico il mio successo a tutte le donne lavoratrici che in Italia fanno il doppio della fatica. E soprattutto a mia figlia Maria. Ogni giorno cerco di essere un esempio per lei e penso a cosa posso darle. Così voglio riempirla di parole piene, essendo io l’esempio vivente da cui, un giorno, mi piacerebbe possa trarre ispirazione. Perché credo davvero che i genitori debbano rappresentare dei modelli». Ecco la descrizione del panettone che le ha fatto vincere il prestigioso premio: «Con la mia opera ho voluto dare vita a ogni elemento che il dolce suggeriva. Oltre ai simboli tradizionali di Babbo Natale, che si trova su una slitta trainata da renne, i libri alla base richiamano la tradizione, la storia e le ricette, così come le pagine scritte che lo avvolgono. Alla base una donna, allegoria della magia. In alto, i bimbi che guardano fuori dalla finestra simboleggiano l'attesa del Natale, del panettone da mangiare in famiglia, ma anche l’attesa dei pasticceri nel momento più bello dell'anno per dar vita alla propria fantasia». Anche per lei il maestro Iginio Massari è un mito: «Penso che sia un’enciclopedia vivente. Un pozzo senza fine. Non solo è un persona ultra competente, ma rappresenta anche uno stimolo per le nuove generazioni. E la sua storia ci insegna che senza passione non si va da nessuna parte». Sulle trasmissioni televisive specializzate in pasticceria, la giovane calabrese ha un’idea chiara: «Hanno un ruolo fondamentale perché incuriosiscono i ragazzi e fanno conoscere il mondo della ristorazione in maniera approfondita. Però un po’ illudono, perché la realtà poi è ben diversa e gli aspiranti pasticceri spesso si trovano la strada sbarrata. Ma la gavetta è fondamentale soprattutto se si hanno bravi maestri da cui carpire, con la coda dell'occhio, i segreti del mestiere». Flavia Garreffa adesso è già concentrata su nuovi obiettivi da centrare. Sta ricevendo una serie di proposte, pensa di aprire una pasticceria tutta sua e manda il suo grazie alla Calabria che la sta inondando di un affetto immenso: «Scoprire se stessi è un percorso che richiede tempo – aggiunge – io alla fine ho trovato la mia dimensione e sono felice perché ho sperimentato che dopo tante cose che non vanno bene si aprono nuove opportunità che non immaginavo neppure lontanamente». Il futuro? Per la campionessa la vita è un mosaico. E non esiste un disegno completo senza il singolo pezzo. E la sua vita è tutto questo e altro ancora: un incastro di cose belle e altre meno. Lacrime e gioie, ma soprattutto trovare ancora la forza per battersi con la stessa determinazione: «Ho ottenuto questa vittoria, ma la sconfitta precedente ha avuto lo stesso valore perché mi sono sempre spinta oltre i miei limiti. E ogni volta che guardo mia figlia, penso che voglio fare sempre di più»