Una Calabria che si conferma a cinque stelle è quanto emerge dalla Guida Michelin per il 2020, presentata pochi giorni fa al Teatro Municipale di Piacenza. Su 374 ristoranti stellati, infatti, la regione ne può vantare cinque, tutti con una stella, proprio come il 2019. Per la provincia di Reggio ci sono il Gambero Rosso di Marina di Gioiosa (chef Riccardo Sculli) e il Quafiz di Santa Cristina d'Aspromonte di Nino Rossi; nel Crotonese, il Dattilo di Strongoli con l'unica donna stellata calabrese, Caterina Ceraudo, e il Pietramare Natural Food di Isola Capo Rizzuto di Ciro Sicignano, mentre a Catanzaro c'è Abbruzzino di chef Luca. A farci da cicerone in questo viaggio nell'alta ristorazione è Riccardo Sculli, primo degli stellati nel Reggino fin dal 2013, uno chef con i piedi ben piantati per terra che sa di avere la responsabilità di raccontare con ogni suo piatto non solo la storia della sua famiglia, ma anche quella di un intero territorio. «Nel settore la nostra regione può arrivare lontano - ci spiega - Abbiamo grandi potenzialità e penso che il numero di ristoranti stellati possa crescere, facendo da traino a tutta la Calabria. L'enogastronomia è in continua crescita e credo che per noi chef sia un orgoglio poterlo raccontare mettendo in tavola le sue eccellenze. Sui vini la Calabria sta esprimendo grandi prodotti, soprattutto da quando i produttori sono tornati a puntare sulle cultivar autoctone». Terra, mare e clima: ogni zona per Sculli è unica ed esprime il suo meglio in specifici prodotti. «Amo guardare al territorio, raccontarne la storia e l'identità, così come gli altri colleghi stellati, Questo crea rete e sinergie tra i ristoratori ed i produttori locali che diventano volano di sviluppo. Uno chef stellato deve raccontare le bellezze che lo circondano. Se aumentano i ristoranti stellati, anche tutto il resto può crescere di pari passo». Soffermandosi sui colleghi premiati dalla guida Michelin, ci racconta di una forte stima reciproca, di sinergie e unità di intenti. «Tutti vogliamo comunicare quanto di buono c'è in Calabria. Con Nino Rossi abbiamo lavorato insieme parecchie volte e ricordo con piacere anche le cene a quattro mani con Luca Abbruzzino e Caterina Ceraudo». Riccardo è cresciuto nel ristorante di famiglia e per molti addetti ai lavori è un predestinato. Ha gli occhi lucidi quando parla della sua cucina, del suo continuo impegno a migliorare e della grande attenzione verso il cliente. «L'identità di un piatto è come la firma di un artista su un quadro, ogni chef deve mettere la propria sul piatto. Oggi lo chef è considerato quasi un divo tv, ma io vorrei che i giovani che si avvicinano a questo lavoro non si facciano illudere dagli show. Dietro alle soddisfazioni si sono sempre lavoro e sacrificio. Nulla è semplice come potrebbe, invece, sembrare».