Quando nel 1984 Oscar Luigi Scalfaro arrivò a Sambiase, città dove nacque suo padre Guglielmo, accompagnato da un giovanissimo Agazio Loiero, all’epoca segretario della Dc catanzarese, l’allora titolare del Viminale non immaginava - per la verità neanche quando sposò la moglie, Maria Inzitari, di Arena - che otto anni dopo sarebbe diventato Presidente della Repubblica.
La sua elezione arrivò in un momento molto particolare, con un Parlamento fiaccato dalla crisi del sistema politico e scosso per le stragi di mafia.
L’arrivo di Scalfaro al Colle segnò in qualche modo anche una prima volta per la Calabria. Rimase l’unica.
Già, perché nel 2013, il tentativo del Movimento 5 Stelle di eleggere il giurista cosentino Stefano Rodotà, si infranse sul muro eretto dal Pd di Bersani e dal resto del centrodestra. Difficile ipotizzare che possa succedere qualcosa adesso e ciò nonostante i nomi del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, e della giurista cosentina, Anna Falcone, siano stati inseriti, dai parlamentari del gruppo Misto, in un elenco di personalità ritenute idonee per la presidenza della Repubblica.
Altra citazione di nota quella di Amalia Bruni: la fondatrice del Centro calabrese di Neurogenetica è stata indicata dalla giornalista Serena Dandini tra le donne meritevoli di guidare la Repubblica italiana.
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