Le buone intenzioni ci sono tutte. Ognuno dei quattro candidati alla presidenza della Regione è convinto di avere in tasca la ricetta giusta per risollevare la Calabria dalle sabbie mobili di una crisi aggravata dall’emergenza sanitaria che dura ormai da 18 mesi. Questo giornale, nei giorni scorsi, ha posto domande e raccolto le risposte degli aspiranti governatori sui temi di più stretta attualità. Di seguito, un riassunto delle affermazioni più significative pronunciate dai diretti protagonisti.
Amalia Bruni (centrosinistra più M5S)
«Le dico sinceramente che io, al di là del centrosinistra, del centrodestra o di altro, sono fermamente convinta di poter vincere. E sa il motivo? Perché non mi interessano le formule politiche, io parlo con i cittadini, ascolto i loro problemi, conosco le urgenze e le loro necessità e soprattutto sono vicina da sempre a quella che è la mia gente. E l’entusiasmo che sento, l’accoglienza che mi è riservata mi fanno capire che sono sulla strada giusta. Io mi sento vicina alla mia gente, guido una coalizione che ho voluto ampia e includente e sto ancora lavorando in queste ore per renderla ancora più grande. Ho il massimo rispetto per il Movimento 5 Stelle e per il Partito democratico che mi hanno indicata, sono alleati leali e con loro mi trovo benissimo, così come con tutti gli altri movimenti che mi sostengono. Stiamo facendo un ottimo gioco di squadra e ognuno fa la sua parte, tutti vogliamo la stessa cosa, evitare che la destra peggiore che c’è in Italia governi ancora questa regione e costruire tutti insieme la nuova Calabria. Guarire la sanità calabrese? Ci vorrebbe una bacchetta magica ma nessuno ce l’ha. E allora occorre innanzitutto un patto con l’Italia, la Calabria deve diventare un vicenda nazionale dove tutti possono contribuire a risolvere i problemi altrimenti da soli non li potremo mai affrontare. Bisogna fare un patto vero e stavolta non sulla testa dei calabresi ma con i calabresi. Poi la sanità si guarisce innanzitutto restituendo la sua programmazione ai calabresi. Verificheremo a quanto ammonta il debito e la parte generata negli ultimi dodici anni sarà a carico dello Stato. Dovremo poi recuperare migliaia di figure professionali, medici, paramedici, personale sanitario in genere e rimettere in sesto strutture che per mancanza di personale non potevano più funzionare, come il servizio del 118 in alcune zone. C’è tanto da fare, ma abbiamo risorse e mezzi per farlo, abbiamo un progetto e sappiamo cosa fare. Quanto al Recovery, i fondi devono poter essere utilizzati. E per farlo bisogna avere una struttura che abbia competenze e professionalità per presentare una progettazione adeguata e poi la realizzazione dei progetti seguendo tutti gli stati di avanzamento, condizione senza la quale dal Pnrr non arriveranno i fondi. Insomma il problema non è solo quello di trovare i soldi ma soprattutto di saperli spendere bene, seguendo alla lettera le indicazioni dell’ente erogatore. Abbiamo bisogno di un management competente e esperto proprio in seno alla Regione che ci metta in condizione di poter usufruire di tutti i finanziamenti disponibili».
Luigi de Magistris (Polo civico)
«Noi non abbiamo residenza nel campo del centrosinistra, abbiamo fondato un Polo civico e popolare. Siamo un’area politica che interloquisce con tutti i calabresi, parliamo all’elettorato astenuto, ai delusi degli schieramenti tradizionali. La campagna elettorale va in questa direzione, il momento è drammatico e corriamo per vincere. È vincendo che si può cambiare questa terra. Le priorità del mio programma? Sono tante. I diritti essenziali non sono garantiti. La sanità assume un carattere di urgenza impellente. Poi l’acqua: è inaccettabile che con tante sorgenti siano rimasti a secco tanti centri. E poi ancora il diritto a un ambiente salubre. Penso anche agli incentivi al lavoro che deve diventare un diritto, fermando la fuga dei talenti. Penso alle infrastrutture e alla mobilità da garantire. C’è un unico filo conduttore: spendere bene e in maniera trasparente i fondi pubblici, compresi quelli a disposizione grazie al Recovery. Ecco perché credo che quello di ottobre sia un voto storico per risollevare questa terra dalla sua atavica condizione di sottosviluppo. La differenza tra noi e i nostri avversari è che loro non sono credibili. Loro non possono sostenere di essere per l’acqua e la sanità pubblica. Dovrebbero soltanto chiedere scusa e farsi da parte. Nei primi giorni il segnale forte che darò è la squadra: assessori e collaboratori più stretti non saranno scelti tra chi ci ha condotto fin qui. Daremo centralità a temi come il lavoro, il comparto della cultura e il turismo. Forse non è più sufficiente avere un solo assessore all’Ambiente, bisogna distinguere tra rifiuti, montagna e mare. Di certo saremo in grado di avere quella squadra che passerà alla storia per aver trasformato questa terra da ricatto a riscatto».
Roberto Occhiuto (centrodestra)
«La Calabria, è inutile nasconderlo, è una Regione con tanti problemi. Ma spesso subiamo anche dei pregiudizi, nel resto d’Italia ci guardano quasi con sospetto. Ecco, la prima cosa che voglio fare è far rinascere nei nostri concittadini l’orgoglio di essere calabresi. Non deve più essere uno stigma avere la sede legale di una società a Taurianova piuttosto che a Rende o a Soverato. Dobbiamo partire dalla reputazione se vogliamo davvero rinascere. Ci sono tante priorità: dalla risoluzione del problema rifiuti all’inquinamento dei mari, dalla prevenzione degli incendi alla promozione dell’agricoltura di montagna, dalla cura del territorio alla valorizzazione delle nostre bellezze paesaggistiche e culturali. Dobbiamo far conoscere all’Italia intera una Calabria che il Paese non si aspetta. Sulla sanità veniamo da un lunghissimo periodo di commissariamento. Negli ultimi 12 anni, di fatto, l’assessore alla Sanità della Calabria è stato il ministro della Salute. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Io voglio che la sanità torni ai calabresi e, soprattutto, che sia governata da persone competenti. La chiave sarà accertare il debito delle aziende sanitarie, e azzerarlo grazie all’aiuto di Cassa depositi e prestiti: per far questo chiederò l’aiuto della Ragioneria Generale dello Stato e dei reparti operativi della Guardia di finanza. Poi occorrerà rilanciare la medicina di prossimità, i presidi territoriali, e far funzionare bene gli ospedali. I calabresi non sono cittadini di serie B, devono essere messi nelle condizioni di accedere alle cure in Calabria, e i servizi devono essere adeguati».
Mario Oliverio (indipendente)
«A fronte di un centrodestra privo di credibilità e di una proposta programmatica per affrontare i problemi della Calabria, sarebbe stata necessaria una concreta, convinta e determinata iniziativa per unire le forze della sinistra e progressiste liberandosi da personalismi e logiche di prevaricazione. In primo luogo il Pd avrebbe dovuto e dovrebbe assolvere a questo compito. Finora niente di tutto ciò. Anzi, piuttosto che lavorare per unire e per creare un clima positivo ed inclusivo, chi ha la responsabilità di guidare il Pd ha scelto il metodo della “caccia al candidato” pensando, erroneamente, per questa via di affrontare i nodi politici con prove muscolari. La verità è che i problemi reali della Calabria sono tenuti fuori dalla discussione e dal confronto che sarebbe necessario per verificare possibili convergenze e processi unitari. Purtroppo bisogna amaramente constatare che l’unica preoccupazione che condiziona le scelte - rileva l’ex presidente della Regione Calabria - è quella della collocazione dei singoli e più precisamente delle garanzie da dare ad un gruppo precostituito di candidati di venire eletti in Consiglio regionale. Tutto ciò con l’evidente assenza di un progetto politico». Eppure fino all’altro giorno, l’ex governatore aveva almeno formalmente tentato di lavorare per l’unità del centrosinistra, lanciando un appello rispedito però al mittente da Amalia Bruni, candidata ufficiale della coalizione. Un appello forse apparso tardivo. Immaginando un ritorno al centro della scena, Mario Oliverio, aveva scritto sul proprio profilo Facebook: «Ci sono ancora i margini per ricercare una candidatura unitaria in cui il popolo del centrosinistra calabrese possa rispecchiarsi e ritrovare l’entusiasmo necessario per competere e vincere. La mia non è una iniziativa strumentale né è da considerarsi fuori tempo massimo. Ripeto non mi rassegno all’idea, purtroppo prevalente in queste ore, di un risultato precostituito attraverso una sconfitta del centrosinistra».