«La Calabria e i calabresi non possono accettare un’impostazione che nega il diritto fondamentale all’esercizio della democrazia, che è quello di poter scegliere e di determinarsi guardando al futuro e decidere come andare verso il futuro. Chiedo al Pd nazionale di non rinunciare a queste energie a queste espressioni. Il segretario Zingaretti, persona di grande sensibilità, deve tenere conto che oggi qui c'è stata una comunità che ha ritrovato se stessa perché il Pd possa costruire un percorso che spinga la Calabria in avanti».
Lo ha detto Mario Oliverio presidente della Regione Calabria concludendo l’assemblea dei segretari di circolo e
degli amministratori del Pd, auto convocati a Catanzaro in riferimento alle posizioni del commissario regionale del Pd, Stefano Graziano e del responsabile mezzogiorno del partito Nicola Oddati che si sono espressi contro una sua ricandidatura. Davanti ad una platea che ha gremito il teatro comunale di Catanzaro in ogni ordine di posti, Oliverio ha ascoltato tutti gli interventi che si sono alternati sul palco caratterizzato dalla presenza di tanti giovani e dallo striscione «Il candidato presidente si decide in Calabria non a Roma. Primarie Subito», parlando per circa mezzora.
«Noi - ha detto - dobbiamo contrastare la destra. L’altro giorno Salvini è stato a Cosenza e dietro il suo palco c'era una sola immagine 'battere Oliverio', battere il nuovo corso che si è instaurato in Calabria con il Pd e il centrosinistra.
Oliverio è qui, nella sua comunità con la sua storia che ha investito con orgoglio al servizio della sua terra. Oliverio ha avuto tanto, tante soddisfazioni. Proprio per questo egli non rinuncia alla sua dignità perché la Calabria viene prima di tutto».
Il Governatore si è detto d’accordo con la nascita del governo Pd-M5s «per contrastare la deriva della destra», ma ha
respinto il tentativo «di utilizzare l’argomento dell’alleanza per giustificare la cacciata di Oliverio». Ed ha rivendicato la propria moralità. «Ho da sempre una bussola che è la moralità e il rispetto della cosa pubblica», aggiungendo che «è vergognoso il 'dire e non dire'' che circola da tempo e che sa di metodi di stagioni di altri tempi».
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