«Talvolta i luoghi parlano, talvolta tacciono, hanno le loro epifanie e le loro chiusure. Come ogni incontro pure quello coi luoghi e con chi ci vive è avventuroso, ricco di promesse e di rischi» scrive Claudio Magris in “L’infinito viaggiare”. Nella mia fanciullezza, l’epifania improvvisa di Belmonte Calabro, paese del Basso Tirreno Cosentino, era per me una certezza e una promessa, quella di vivere l’avventura dell’estate. Era lunga la strada, e arrivare a Belmonte attraverso la strada statale 18 tirrena inferiore significava aver fatto la parte più impegnativa del viaggio prima della nostra meta. Alla guida mia madre, accanto a lei mio padre, che, appassionato di storie patrie e di arte com’era, pensava a far parlare quei luoghi per noi figli. Un altro viaggio in quel crogiuolo affascinante di storia e di storie, da un lato il mare turchino dove ancora oggi si può naufragare, dall’altro un rosario di paesi, da Campora San Giovanni ad Amantea (mi affascinava sempre il racconto di Antonello da Messina partito da quel porto con la famiglia per tornare definitivamente a Messina), da Belmonte a Longobardi a Fiumefreddo, tra intrecci magnogreci, greco-bizantini, arabi, tra attacchi turcheschi, lotte feudali e altri assedi ancora, testimoniati dalle superstiti torri d’avvistamento e da quei borghi saldi sulla rocca che si prolungavano ognuno con le proprie marine. Il viaggio incalzava ed ecco Belmonte, con la sua storia stratificata, il castello, le sue antiche porte, le chiese e i palazzi storici. Un borgo che grazie alla vicinanza con la marina non è stato mai abbandonato, ma ovviamente vive di stagionalità, anche se le iniziative locali, puntando sull’albergo diffuso, un nuovo modello di ospitalità, lo mantengono vivo.
La vera rivoluzione
Ma la vera rivoluzione, qui a Belmonte, oggi è quella delle “Seppie”, nata dall’idea di alcuni giovani italiani studenti di architettura alla London Metropolitan University con una scommessa coraggiosa, secondo la filosofia di quella università: realizzare progetti ideali per contesti reali, come stimolo speculativo per affrontare anche altre questioni, come lo spopolamento e la migrazione, promuovere una visione progettuale che contribuisca a riconoscere le cosiddette “aree marginali” come luoghi del possibile, sia a livello globale che locale, attraverso nuovi modelli di vita e di lavoro collettivo. «Le “Seppie” sono nate molto prima delle “Sardine”» ci racconta sorridendo la cosentina Rita Elvira Adamo, laurea in architettura e dottoranda all’Università mediterranea di Reggio Calabria in co-tutela con la London Metropolitan University, nonché cofondatrice nel 2016 del gruppo “rivoluzionario” delle Seppie.
L'idea
«L’idea è nata grazie a un nostro professore, Joseph Kholmeir, che, seguendo un suo metodo educativo non formale, ci faceva leggere testi alternativi e un giorno ci propose un brano tratto da un testo di biologia che trattava dei vampyroteuthis infernalis, la seppia “vampiro”, una specie abissale che si adatta a vivere a grandi profondità sperimentando forme di vita “diverse” rispetto agli altri tipi di seppia. Ci sembrò una bella metafora per progettare e testare diverse forme di architettura, e infatti nel 2017 il gruppo, per celebrare la fine del primo anno accademico, è passato a una fase di organizzazione, costituendosi in associazione dopo aver aderito a un bando di promozione di eventi della Regione Calabria».
La classe di ricerca delle Seppie, assieme alla London Metropolitan University, ha così portato studenti inglesi a Belmonte Calabro, iniziando anche a collaborare con il collettivo Orizzontale di Roma. «Collettivo di giovani architetti che – come ci dice Giuseppe Grant, architetto casertano di origine scozzese, anche lui a Belmonte – , si occupa di disegni e costruzioni per spazi pubblici e di autorecupero di beni pubblici, sia in Italia che all’estero. Affinché l’architettura sia uno strumento flessibile e dinamico attraverso il quale tornare ad adattarsi, a utilizzare strutture, materiali, maestranze a disposizione nel luogo di interesse».
Entusiasmo creativo
Un’utopia possibile nei luoghi del possibile, un “ritorno” alla Calabria, come ricorda, a proposito della pubblicazione di Gino Chiellino sulla Calabria, l’antropologo Vito Teti, «con lo sguardo attento e lucido di chi conosce le bellezze, le immagini, le rappresentazioni, la complessità e le contraddizioni della terra a cui resta legato con amore». Ma per tornare al progetto della “Rivoluzione delle Seppie” e del Collettivo Orizzontale, la cosa più bella è sicuramente il fatto che l’entusiasmo creativo e l’approccio transdisciplinare di giovani calabresi sia lo stesso che anima altri giovani italiani e stranieri. Tutti desiderosi di mettere a disposizione di Belmonte Calabro le loro competenze e la loro creatività. Dal 2019, in accordo con il Comune di Belmonte, lavorano insieme, infatti, alla Casa di Belmondo, un ex convento di suore, in cui una generazione di creativi, artisti, architetti, ingegneri, digital nomad possano inventare lo spazio a disposizione confrontandosi nella quotidianità anche con persone del luogo di diversa età. Uno spazio collaborativo nato grazie al progetto “Crossing”, portato avanti tra l’associazione culturale “Le Seppie”, gli architetti di Collettivo Orizzontale, e l’organizzazione indipendente “ex Convento”, in partenariato con il Comune di Belmonte Calabro e la facoltà di architettura della London Metropolitan University. E assieme alla Facoltà di Architettura dell’Università inglese è nato nell’ottobre 2020 il “South Learning”, che dal Sud incoraggia modalità alternative di generare spazi, fisici e virtuali: così nove studenti inglesi, i “guaglioni da Londra”, attualmente per un trimestre (ma riprenderanno da gennaio a maggio 2021) studiano da remoto, abitano le case nel centro storico del paese e lavorano all’interno della Casa di Belmondo.
Per sostenere il progetto, ricorda ancora Rita Adamo (le altre “Seppie” sono Francesca Bova, Matteo Blandford, Gerardo Cleto, Eleonora Ienaro), fino al 3 gennaio 2021 è attiva sulla piattaforma di crowdfunding “Eppela” una raccolta di fondi, lanciata dalla “Rivoluzione delle Seppie”, per sostenere i lavori di completamento del primo piano della Casa di Belmondo. Dare una mano all’utopia è un progetto realistico, sempre.
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