È sbocciata in autunno, in un periodo quanto mai incerto e complesso, ma ha regalato luce e bellezza permettendo agli spettatori di tornare a vivere quel magico rito che è il teatro, fatto di parole, sguardi, silenzi, sogni da condividere insieme, senza paura. “Primavera dei teatri” nella sua collocazione insolita ha trasformato ancora una volta Castrovillari in un luogo teatrale e artistico a tutto tondo, moltiplicando i suoi spazi e offrendo innumerevoli possibilità per ritrovarsi nella bellezza. E a pochi giorni dalla conclusione della 21^ edizione del festival sui nuovi linguaggi della drammaturgia contemporanea organizzato e diretto dalla compagnia Scena Verticale – Saverio La Ruina e Dario De Luca direttori artistici e Settimio Pisano, direttore organizzativo, affiancati da una grande squadra, anima del festival – il pensiero va alla paventata, possibile nuova chiusura degli spazi teatrali, luoghi che all’aperto o al chiuso nei giorni di Primavera, dall’8 al 14 ottobre scorsi, hanno accolto un pubblico entusiasta ma sempre ordinato, prudente, collaborativo nel seguire tutte le regole necessarie per affrontare l’emergenza Covid, dal distanziamento alle mascherine, indossate per tutta la durata degli spettacoli.
Anche queste sono le immagini che ci portiamo dietro da questa edizione, coraggiosa e raggiante, che ha permesso, attraverso un ricco programma di spettacoli e performance – numeri sempre importanti: 20 compagnie tra le più innovative e premiate d’Europa, 7 prime nazionali, performance, mise en éspace, progetti internazionali, incontri, laboratori, concerti e Primavera Kids per i piccoli spettatori – di riflettere su molteplici temi. Riscritture contemporanee di testi classici, per scandagliare attraverso una lente privilegiata questioni ed esigenze del presente e ancora riflessioni su temi come tecnologia, manipolazione della verità, incontro con la diversità, con uno sguardo rivolto alla pandemia che, inevitabilmente, ha modificato necessità e bisogni.
Tra le proposte più coinvolgenti e apprezzate l’installazione del maestro Giancarlo Cauteruccio, regista, scenografo, attore e autore, fondatore della compagnia Teatro Studio Krypton, che ha scelto cinque luoghi simbolo di Castrovillari (Palazzo di Città, Cattedrale dei Sacri Cuori, Castello Aragonese, Ospedale e Palazzo Cappelli) come tavolozza su cui narrare le peculiarità più rappresentative del sistema urbano. Un viaggio nella storia ma anche nel presente, per dare voce all’anima dei luoghi e di chi li abita e li ha abitati. “Alla luce dei fatti. Fatti di luce” il nome del percorso di luci, suoni e segni, per un’opera totale, fra teatro, musica e architettura che ogni sera ha travolto, ammaliato e incuriosito tantissimi cittadini, anche quanti non hanno mai assistito agli spettacoli del festival.
E poi tante prime attese e apprezzate, come “Madre”, poemetto scenico scritto da Marco Martinelli per il Teatro delle Albe che ha chiuso tra molti applausi l’edizione del festival. Un denso e affascinante mosaico di voce, suono e segno, “Madre” si concretizza come un processo artistico nato dall’incontro fra la parola e la voce, sempre potenti e sinuose in un misto di italiano e dialetto romagnolo di Ermanna Montanari, gli onirici disegni realizzati live dal Stefano Ricci e le magmatiche sonorità del contrabbasso di Daniele Roccato. La storia di una madre e di suo figlio, la caduta accidentale in un pozzo e la corsa al salvataggio sono un grimaldello per guardare oltre e riflettere su una Madre terra oggi, sempre più indebolita.
È, invece, un corpo a corpo con l’altro, tra parole, gesti accennati, silenzi e sguardi “Mario e Saleh”, scritto e diretto da Saverio La Ruina in scena assieme ad Chadli Aloui. Mario è un occidentale cristiano, Saleh è un musulmano cresciuto in Italia. In una tenda allestita nei luoghi di un sisma il loro incontro diventa occasione di un confronto che si trasforma in conflitto, sempre latente e sofferto, tra certezze che si sgretolano come quei luoghi comuni che condizionano il nostro guardare l’altro.
Questa edizione di Primavera dei teatri, inoltre, è stata caratterizzata da una sempre più attenta presenza della scena internazionale grazie agli esiti del percorso di “Europe Connection” dedicato alla drammaturgia europea e a quelli del progetto internazionale “Beyond the Sud” che allarga gli orizzonti tra l’America Latina e l’area euro-mediterranea e che quest’anno ha coinvolto 12, tra registi, drammaturghi e mediatori culturali/teatrali.
Per la prima volta in Calabria, infine, il gruppo catalano Agrupación Senõr Serrano, Leone d’Argento per l’innovazione dei linguaggi alla Biennale Teatro 2015, ha presentato “The Mountain”, originale creazione di Àlex Serrano, Pau Palacios e Ferran Dordal che utilizza l’immagine della scalata ad una montagna come metafora per ripercorrere la storia delle idee e interrogarsi sul mondo e sul concetto di verità, vera, presunta, artificiale o artificiosa. In scena, accanto a Serrano e Palacios, anche i performer Anna Pérez Moya e David Muñiz, per uno spettacolo che ha conquistato per la sua capacità di far convivere splendidamente parole, gesti, un drone che scruta il pubblico e schermi mobili che rimandano ad epoche e fatti del passato, per scandagliare il concetto di verità, tanto vituperato ai nostri giorni, innescando un convincente gioco teatrale, tra immagini frammentate e una soffice neve.
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