«È un momento tremendo, stiamo andando a Crotone con i parenti di Domenico, Santo e Antonino». Il primo tentativo di contattare Tancredi Labate è durante la mattinata. Il responsabile delle Federcaccia reggina riesce a fatica a parlare, la sua voce è segnata da una grande tristezza, non riesce ancora a convincersi che i suoi tre amici non ci sono più. Un legame profondo, quello di Labate con Domenico Battaglia, Santo Marcianò e Antonino Carriago, i tre cacciatori che nel pomeriggio di domenica hanno perso la vita in un drammatico incidente stradale sulla “106”, all’altezza di Crotone. Il pick up Ford Raptor sul quale viaggiavano è uscito di strada su un rettilineo, precipitando poi in un canale di scolo profondo circa 10 metri. I due anziani, i 73enni Domenico Battaglia e Santo Marcianò sono morti sul colpo. Antonino Carriago in ospedale, dove era arrivato in condizioni disperate trasportato dagli uomini del Suem 118. Sul mezzo c’era anche quarta persona, un nipote di Marcianò, che è stato subito ricoverato in gravi condizioni nella divisione di Rianimazione dell’ospedale della città pitagorica. Nel corso della notte è stato poi trasferito d’urgenza all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Le sue condizioni sono preoccupanti. Il rapporto di Labate con Santo, Domenico e Antonino era alimentato non solo dalla comune passione per la caccia e dalle domeniche trascorse insieme. Erano amici veri e, ieri, per il ritorno delle salme a Reggio Calabria, Tancredi Labate ha voluto essere insieme ai familiari delle vittime. Rimanda la nostra telefonata più volte proprio per questo motivo: «Sono in auto con loro – spiega in mattinata – stiamo andando a Crotone e adesso non me la sento di parlare». Riusciamo a contattarlo solo nel tardo pomeriggio, quando l’auto dei familiari fa il percorso inverso ritornando verso la città dello Stretto. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria