«Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la vita, ma per la morte, perdonateci». La frase firmata dalle “donne e madri di Steccato di Cutro” su uno dei cartelloni appesi alle cancellate del Palamilone sembra rivolta alla madre che dentro, accasciata su una bara, urla tutto il suo dolore. All'esterno, molti di quelli che fanno la coda per visitare la camera ardente allestita nel palazzetto dello sport non riescono a trattenere le lacrime. «Queste urla - dice una ragazza - le dovrebbe sentire per sempre chi è stato complice di questa tragedia». Il riferimento è alle polemiche sul mancato soccorso all'imbarcazione carica di migranti che era stata segnalata da Frontex 5 ore prima che naufragasse. «Invece questi non ci sono mai - le risponde un anziano in dialetto - non hanno mai visto uno sbarco, hanno sempre avuto la vita facile, come fanno a capire le persone? Come fanno a sapere cosa sia la disperazione?». Tante le critiche apertamente rivolte al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per aver definito i migranti “irresponsabili”. «È un burocrate - afferma un signore di mezza età - uno dei tanti che fanno le leggi da seduti, che teorizzano, ma non capiscono che poi c'è la vita reale». Sono in tanti a scambiarsi opinioni prima di entrare, ma quando si scendono le scale che portano sul parquet che ospita tutte quelle bare, allora cala il silenzio. La camera ardente è stata aperta alla cittadinanza poco dopo le 10; si è dovuto aspettare per poter ricomporre il cadavere di una bimba ritrovato poche ore prima sulla spiaggia di Cutro, il numero 67 di questa tragedia. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria