Una comunità intera, ancora incredula e provata da un senso di smarrimento e di impotenza di fronte al tragico destino che ha inaspettatamente unito anche nella morte, dopo ventotto anni trascorsi sin dall’infanzia quasi sempre insieme, i giovani Davide e Gabriele Origlia, si è fermata ieri pomeriggio, in ossequio anche al lutto cittadino proclamato dall’amministrazione comunale, per accogliere il rientro dei loro feretri e stringersi con affetto e preghiere attorno alle loro famiglie, distrutte dal dolore. Difficile per tutti, in particolare per i numerosissimi amici e coetanei dei due ragazzi, vittime dell’incidente stradale di domenica scorsa sulla Strada statale 106 Jonica a San Sostene, contenere le lacrime e le urla di strazio all’arrivo delle due bare, che sono state portate a spalla dalla piazza del paese fino all’ingresso in chiesa Matrice, addobbata con palloncini bianchi e distese di composizioni floreali. Toccante e non priva di accenti di denuncia la celebrazione eucaristica officiata dal parroco padre Francesco Carlino, che ha rivolto parole di conforto ai genitori delle due vittime, Pina e Franco, Rosalba e Mimmo. Cercando di dare un senso, alla luce della fede cristiana, all’interrogativo comprensibilmente latente nel cuore dei presenti, “Perché Signore, questa tragica morte di Davide e Gabriele?”, padre Carlino si è espresso con cristallina franchezza: «Dio non può sostituirsi all’inefficienza dello Stato che ha colpevolmente abbandonato al degrado le infrastrutture della costa ionica calabrese che quanto a viabilità – e parlo dell’ormai famigerata “strada della morte”, la 106 sulla quale hanno perso la vita Davide e Gabriele – è rimasta tale e quale ai tempi del fascismo». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria