Sanità Calabria, la Corte dei conti: “Non spesi 77 milioni su 115. Solo 4 posti realizzati in Tin”
È allarme rosso secondo la Corte dei conti calabrese. L’emergenza della sanità, con un «deficit dichiarato totalmente inattendibile e probabilmente ampiamente sottostimato» e con consistenti risorse stanziate dallo Stato per affrontare il Covid 19 ancora non utilizzate, nonché dubbi sull’«effettiva consistenza di alcuni crediti», e la «consistente presenza di pignoramenti sul fondo cassa». Sono queste alcune delle principali criticità che la sezione di controllo della Corte dei Conti ha individuato nella relazione per il giudizio di parifica del Rendiconto 2020 della Regione Calabria. La relazione introduttiva è stata letta dal presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Rossella Scerbo, mentre la requisitoria è stata letta dal procuratore regionale della Corte dei Conti, Maria Aronica. «La criticità più rilevante ravvisata nell’esercizio – si legge nella relazione della sezione di controllo della Corte dei Conti – riguarda la effettiva consistenza di alcuni crediti su cui abbiamo posto l’attenzione fin dal 2018, avendo notato la presenza di partite residuali attive di consistenza rilevante che la Regione ha nel proprio bilancio da anni ma che da altrettanti anni non risultano in alcun modo movimentate. Fra i crediti in parola spiccano, in particolare, quelli che la Regione vanta nei confronti dello Stato per la realizzazione delle dighe del fiume Menta e sui fiumi Esaro e Cameli». Alla seduta erano presenti il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, quello del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.
I dati
«I finanziamenti complessivamente ottenuti dalla Regione Calabria nel 2020 per l'emergenza Covid sono stati, complessivamente, di oltre 115 milioni di euro e, pur essendo stati integralmente impegnati al 31 dicembre 2020, si registrano pagamenti per soli 37 milioni 215 mila euro. Significa che, a fine 2020, la parte preponderante (ben 77 milioni a fine 2020) è rimasta accantonata nei bilanci delle Aziende. In tema di appalti, in ogni caso, si sono registrati dei risparmi in virtù del ricorso delle Aziende alla Consip». Lo ha rilevato il procuratore regionale della Corte dei conti della Calabria nella requisitoria nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020. Somma, i 77 milioni, che «giace accantonata nei bilanci delle Aziende al 31 dicembre 2020 senza che sia stata riorganizzata la rete ospedaliera» ha evidenziato nella sua relazione il magistrato contabile Stefania Anna Dorigo. «Per fronteggiare l'emergenza Covid - ha rilevato - il ministero della salute ha previsto, per la Regione Calabria, che ai posti letto in terapia intensiva già attivi prima dell’emergenza (146) vadano ad aggiungersi ulteriori 134 postazioni; inoltre ha previsto che vadano riconvertiti in posti di terapia semi-intensiva 136 postazioni. Allo stato, sono stati attivati solo 4 posti in Tin all’ospedale spoke Cetraro-Paola (Asp di Cosenza), al costo complessivo di 394.298,10 euro. Gli altri interventi risultano tutti da avviare e il loro completamento è previsto non prima del 2022 inoltrato (in alcuni casi nel 2023). Per quanto riguarda il rafforzamento dei Pronto soccorso, nessun lavoro è stato avviato; anche in questo caso il completamento degli interventi è fissato per il 2022 inoltrato, in alcuni casi per il 2023. Nel complesso risulta di tutta evidenza che la Regione Calabria è ben al di là da rafforzare effettivamente la propria rete territoriale, essendo, di fatto, tutti gli interventi in corso pianificati e previsti, nella loro realizzazione, nel 2022 in inoltrato quando - si auspica - il 'peso' della pandemia sulle strutture sanitarie potrebbe essere differente grazie alla campagna vaccinale e all’uso di medicine più mirate». Dorigo ha anche evidenziato che «il contributo dei privati alla gestione dell’emergenza sanitaria pare essere stato minimo». Foto Salvatore Monteverde