Sono tornati ad accendersi i riflettori sulla proposta di legge per consentire a studenti e lavoratori fuorisede di esprimere a distanza il proprio voto per le elezioni amministrative e regionali. Piazza Santi Apostoli, a Roma, ha visto ieri un sit-in promosso dalla rete “Voto sano da lontano” per riportare al centro del dibattito parlamentare la proposta normativa che nelle scorse settimane, nonostante l’intenzione di licenziare il testo da portare alla Camera da parte della Commissione Affari Costituzionali presieduta dal pentastellato Giuseppe Brescia, si è arenato per le difficoltà applicative sollevate dal Ministero dell’Interno.
A partecipare al presidio coordinato dal Collettivo “Peppe Valarioti”, oltre ai diversi componenti della rete, anche alcuni parlamentari che hanno sposato la causa che consentirebbe a centinaia di migliaia di italiani di poter esprimere il proprio parere elettorale senza l’esigenza di sopportare costi di viaggio o perdere giorni di lavoro e studio.
Tra questi Marianna Madia, ex ministra per la Semplificazione che già aveva presentato alla Camera una propria proposta di legge poi unificata al testo presentato dal Collettivo Valarioti, ha spiegato: «A ogni tornata elettorale il sempre più alto numero di astenuti ci segnala che il tema di cui ci occupiamo oggi è fondamentale nell’affrontare la discussione sulla democrazia in Italia. È spesso difficile che si partecipi al voto quando si sta lontani dalla propria terra e dunque noi, con tutte le accortezze necessarie perché si garantiscano sempre segretezza del voto e trasparenza delle operazioni, dobbiamo necessariamente far sì che sia prevista la possibilità che un diritto fondamentale possa essere espresso da tutti. Ne stiamo discutendo da tempo in Commissione, c’è già un decreto della ministra Lamorgese per la sperimentazione del voto elettronico: io penso che i tempi siano maturi per arrivare presto a introdurre il principio del voto a distanza per i fuorisede».
All’ex ministra ha fatto eco un altro parlamentare Pd, il calabrese Antonio Viscomi, anch’egli in piazza accanto ai fuorisede: «Un plauso va al lavoro che state facendo – ha detto rivolgendosi alla Rete e in particolar modo al Collettivo -, avete smosso le acque nel momento opportuno, quello della transizione digitale di questo Paese: c’è da chiedersi infatti se proprio l’esercizio del voto attraverso sistemi digitali non sia un modo per modernizzare finalmente il Paese. Capisco che ci possano essere problemi di cyber security, ma sono problemi gestibili e controllabili rispetto, ad esempio, a quelli che si possono creare con i sistemi tradizionali adottati per il voto a distanza. Chissà quindi che la sperimentazione sul voto elettronico non possa partire da qualche Comune, medio o grande, della nostra Calabria, regione da cui è partito e per la quale il Collettivo “Valarioti” ha condotto una battaglia che riguarda tutti gli italiani».
Infine, nel suo intervento conclusivo, Giorgia Sorrentino, presidente del Collettivo “Valarioti”, ha sottolineato: «La nostra è una generazione caratterizzata da una mobilità strutturale, dettata non solo dalla necessità ma anche dalla scelta. Il Paese è rimasto indietro non riuscendo ad adeguare le proprie leggi al contesto sociale che si evolve: abbiamo però un Parlamento che condivide, in maniera ampia e trasversale, questa preoccupazione sul tema. Siamo certamente favorevoli alla sperimentazione del voto elettronico, ma qualora questa fallisse rimaniamo dell’idea che il Governo debba essere capace di trovare una soluzione alternativa praticabile affinché i fuorisede possano esercitare a distanza il proprio diritto di voto. Questo è quello che chiediamo e chiediamo che sia fatto entro la fine di questa legislatura. Dal canto nostro c’è, ovviamente, la massima disponibilità alla collaborazione, com’è stato sinora: per questo il nostro operato oggi non si ferma ma anzi si rilancia guardando alle scadenze elettorali della prossima primavera».
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