Calabria

Martedì 07 Maggio 2024

“Libera”, le vittime di una mafia che non fa sconti: uccisi donne, bambini, politici e sacerdoti

Maria Chindamo
Roberta Lanzino (studentessa)
Rossella Casini (studentessa)
Lucio Ferrami (imprenditore)
Francesco Fortugno
Gennaro Musella (imprenditore)
Nino Scopelliti (magistrato)
Sergio Cosmai (direttore di carcere)
Antonino Fava
Cocò Campolongo
Dodò Gabriele
Francesco Ferlaino (magistrato)
Giannino Losardo (politico)
Mario Dodaro (imprenditore)
Salvatore Aversa
Stefano Ceratti (professore)

Vite spezzate. Libera ricorda alla Calabria i volti di uomini, donne e bambini vittime della violenza. I "caduti" nella regione sono 180 e l'elenco si apre con il nome di una donna, Giuditta Levato, ferita a morte a Calabricata e si chiude con quello di Maria Chindamo ingoiata dalla lupara bianca a Limbadi. In mezzo le generalità di magistrati come Francesco Ferlaino e Nino Scopelliti; di esponenti delle forze dell'ordine come Antonio Sanginiti, Salvatore Aversa, Stefano Condello, Renato Lio, Antonino Fava, Vincenzo Garofalo; del direttore di un carcere, Sergio Cosmai; di  imprenditori come Mario Dodaro, Lucio Ferrami Gennaro Musella; di professionisti come Ferdinando Barbalace e Stefano Ceratti; di medici come Domenico Nicolò Pandolfo e Giuseppe Marino; di pensionati come Giuseppe Bicchieri e Ferdinando Chiarotti, ammazzati per errore; di  esponenti politici come Giannino Losardo, Peppe Valarioti, Francesco Fortugno, Luigi Ioculano; di donne come Lucia Precenzano, Roberta Lanzino, Rossella Casini, Annunziata Pesce; di sacerdoti come Giuseppe Giovinazzo; di bambini come Cocò CampolongoMichele e Francesco Facchineri, Mariangela Ansalone, Domenica Zucco, Marcella Tassone, Salvatore Feudale, Domenico "Dodò" GabrieleGiuseppe Bruno, Rocco Corica, Pasqualino PerriAttilio e Bortolo Pesce, Serafino Trifarò. Le iniziative previste nelle ultime 48 ore nella regione hanno visto impegnati presidi e coordinamenti di Libera attivi a Cosenza, Catanzaro, Crotone, Palmi, Cetraro, Limbadi,  Bagnara, Vibo, Soriano, Reggio,  Locri e Polistena. Tra le vicende ricordate dall'associazione fondata da Luigi Ciotti e guidata in Calabria da don Ennio Stamile, c'è quella di un bimbo, "Cocò" Campolongo, assassinato e bruciato insieme con il nonno, Giuseppe Iannicelli e una donna marocchina, Idris Toussa, nel gennaio del 2014. L'efferatezza del crimine ha indotto Papa Francesco a "scomunicare", per la prima volta nella storia della chiesa i mafiosi. Jorge Bergoglio, nel giugno di sette anni fa, davanti a una folla di trecentomila fedeli assiepati nella Piana di Sibari, disse al mondo che «i mafiosi sono fuori dalla comunione con Dio». In quel giorno d'estate, in Calabria, è cambiata la storia della Chiesa millenaria.

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