“Libera”, le vittime di una mafia che non fa sconti: uccisi donne, bambini, politici e sacerdoti
Vite spezzate. Libera ricorda alla Calabria i volti di uomini, donne e bambini vittime della violenza. I "caduti" nella regione sono 180 e l'elenco si apre con il nome di una donna, Giuditta Levato, ferita a morte a Calabricata e si chiude con quello di Maria Chindamo ingoiata dalla lupara bianca a Limbadi. In mezzo le generalità di magistrati come Francesco Ferlaino e Nino Scopelliti; di esponenti delle forze dell'ordine come Antonio Sanginiti, Salvatore Aversa, Stefano Condello, Renato Lio, Antonino Fava, Vincenzo Garofalo; del direttore di un carcere, Sergio Cosmai; di imprenditori come Mario Dodaro, Lucio Ferrami e Gennaro Musella; di professionisti come Ferdinando Barbalace e Stefano Ceratti; di medici come Domenico Nicolò Pandolfo e Giuseppe Marino; di pensionati come Giuseppe Bicchieri e Ferdinando Chiarotti, ammazzati per errore; di esponenti politici come Giannino Losardo, Peppe Valarioti, Francesco Fortugno, Luigi Ioculano; di donne come Lucia Precenzano, Roberta Lanzino, Rossella Casini, Annunziata Pesce; di sacerdoti come Giuseppe Giovinazzo; di bambini come Cocò Campolongo, Michele e Francesco Facchineri, Mariangela Ansalone, Domenica Zucco, Marcella Tassone, Salvatore Feudale, Domenico "Dodò" Gabriele, Giuseppe Bruno, Rocco Corica, Pasqualino Perri, Attilio e Bortolo Pesce, Serafino Trifarò. Le iniziative previste nelle ultime 48 ore nella regione hanno visto impegnati presidi e coordinamenti di Libera attivi a Cosenza, Catanzaro, Crotone, Palmi, Cetraro, Limbadi, Bagnara, Vibo, Soriano, Reggio, Locri e Polistena. Tra le vicende ricordate dall'associazione fondata da Luigi Ciotti e guidata in Calabria da don Ennio Stamile, c'è quella di un bimbo, "Cocò" Campolongo, assassinato e bruciato insieme con il nonno, Giuseppe Iannicelli e una donna marocchina, Idris Toussa, nel gennaio del 2014. L'efferatezza del crimine ha indotto Papa Francesco a "scomunicare", per la prima volta nella storia della chiesa i mafiosi. Jorge Bergoglio, nel giugno di sette anni fa, davanti a una folla di trecentomila fedeli assiepati nella Piana di Sibari, disse al mondo che «i mafiosi sono fuori dalla comunione con Dio». In quel giorno d'estate, in Calabria, è cambiata la storia della Chiesa millenaria.