Mai come nel caso dell’affaccio a mare di Reggio la pianificazione urbanistica diventa un mosaico. Tassello dopo tassello, il “più bel chilometro d’Italia” punta di fatto ad allungarsi, da un lato – a nord – fino al porto ed in prospettiva a Gallico e Catona e dell’altro – verso sud – fino al “parco del vento” di Pellaro passando per il Parco lineare Sud. Una passeggiata senza soluzione di continuità in parte da riqualificare ed in parte da costruire. Anche su questo la riconfermata amministrazione Falcomatà si gioca il suo “secondo tempo”, con un tavolo arricchito dalla carta Recovery Fund. Ed è proprio alle risorse straordinarie che si guarda per arricchire il mosaico con i pezzi probabilmente più pregiati. Il primo è il Museo del mare progettato dall’archistar israeliana Zaha Hadid, lanciato durate l’amministrazione Scopelliti, “congelato” dopo il passaggio di consegne con la giunta di centrosinistra (che allora ritenne di concentrarsi su altre priorità) e adesso ripescato con convinzione da Falcomatà in una rinnovata attenzione del rapporto con il mare, che passa anche dalle larghe intese con la nuova Autorità portuale dello Stretto in chiave crocieristica. Per il finanziamento del Museo del mare al Comune si confida nei Contratti istituzionali di sviluppo (Cis), da tempo ormai in discussione con il governo. In alternativa ci sarebbe il Recovery Fund. E la stessa fonte di finanziamento, con l’ulteriore variabile del nuovo Pon Metro, potrebbe portare “in dote” un secondo mega-intervento gemello del Museo del mare; si tratta di un centro polifunzionale, progetto sempre dallo studio di Zaha Hadid, ipotizzato immediatamente a ridosso del cosiddetto Tempietto, poco distante dalla stazione ferroviaria centrale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria