Una cerimonia sobria ha fatto da cornice questa mattina all’intitolazione della Cittadella regionale a Jole Santelli, la governatrice calabrese prematuramente scomparsa a causa di una grave malattia lo scorso 15 ottobre. La data scelta non è causale, oggi ricorre il compleanno della prima presidente donna della Calabria. A ricordare Santelli una targa apposta all’ingresso del Palazzo che ospita gli uffici della Regione. Tanti i rappresentanti istituzionali che hanno raccolto l’invito del presidente facente funzioni Nino Spirlì. Dai sindaci di Catanzaro e Reggio Calabria, rispettivamente Sergio Abramo e Giuseppe Falcomatà, al deputato Domenico Furgiuele. E poi diversi consiglieri regionali e l’ex presidente dell’assemblea legislativa Mimmo Tallini. Presente, ovviamente, tutta la Giunta regionale e i familiari più stretti dell’ex governatrice.
Il ricordo di Spirlì
Commosso il ricordo di Nino Spirlì: «Un regalo della sua Calabria al politico che quanto è più ha segnato il passaggio nuovo nell’approccio, nel linguaggio, nel disegno politico e nei risultati. Vorrei riportare alle parole che il procuratore Gratteri ha detto di lei: “Non era una novità, ma è stata una delle cose più belle che potessero capitare”. La prova provata che lei rimane il politico su cui non si possa dire una parola negativa. Ha sfondato dall’interno le porte di questo palazzo con un sorriso, aprendolo ai calabresi. Qui non ci sono più politici ma persone che si occupano dei diritti dei calabresi con confidenza e fratellanza. Siamo orfani e vedovi di Jole, ma non l’abbiamo mai sentita lontana perché ha atto un solco così importante e profondo dal quale non ci si può allontanare. Ha seminato il grano buono e ne vediamo già i frutti: i comunicati sono dell’amministrazione Santelli che durerà fino all’ultimo giorno di permanenza. Ci ha scelti e rimaniamo dove ha deciso lei».
Le parole di Bertolone
Poi spazio alla benedizione della targa da parte dell’arcivescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone: «Una donna indomita che pur provata nel fisico si è trovata a portare avanti il mandato politico ottenuto dalla popolazione. L’attività politica risponda alle reali esigenze della cittadinanza. La presidente Santelli aveva una visione generale, ne sono testimone. Penso a Guareschi e al suo Don Camillo e Peppino: erano diversi ma davanti ad un problema serio accantonavano le differenze. Il trait d’union era dato dal buonsenso. Nel nome di Santelli si coltivi un’amicizia civile che inviti alla collaborazione seria, a vedere le ragioni del noi e del bene comune e prevalere su quelle dell’io, soprattutto in questo tempo di pandemia».