La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, rappresentata dai pm Stefano Musolino e Walter Ignazitto, ha notificato a 19 persone la conclusione delle indagini relative all’operazione 'Libro Nero' condotta nel luglio 2019.
Tra gli indagati, oltre a esponenti e gregari della cosca di 'ndrangheta 'Libri', capeggiata da Antonino Caridi, genero del defunto boss 'don' Mico Libri, figurano anche Alessandro Nicolò, ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria - eletto, nella scorsa legislatura, con Forza Italia, poi passato a Fratelli d’Italia e allontanato dal partito dopo l’arresto - accusato di associazione mafiosa e attualmente detenuto, l’ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi, del Pd, che deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, l’ex capogruppo del Pd in Consiglio regionale nella scorsa legislatura Sebastiano 'Seby' Romeo, accusato di tentata corruzione, i fratelli Demetrio e Francesco Berna, imprenditori edili molto noti in città, accusati di associazione mafiosa il primo, e di concorso esterno il secondo, il quale, immediatamente dopo il suo arresto ha iniziato a rendere testimonianza sul 'sistema Libri'.
Inoltre, tra i colpiti dal provvedimento con l’accusa di associazione mafiosa, vi è anche l’avvocato Giuseppe Putortì, affermato penalista, al quale gli inquirenti attribuiscono il ruolo di 'ambasciatore' dei capi della cosca Libri in carcere con i membri della 'ndrina in liberta'. A Nicolò, gli inquirenti contestano di essere il referente politico non solo della cosca Libri, ma anche dei De Stefano-Tegano e di altre cosche del reggino, «alle quali assicurava benefici di vario genere: dai posti di lavoro, all’attribuzione di incarichi fiduciari nelle pubbliche amministrazioni, appalti, in cambio del sostegno elettorale».
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