Riaperture in gran parte ancora in tono minore per i bar nel giorno di avvio della Fase 2 in Calabria, regione al centro di un braccio di ferro istituzionale dopo che il Governo ha deciso di impugnare l’ordinanza della governatrice Jole Santelli che dispone l’apertura dei locali di ristoro con servizio all’aperto.
Prevale l’incertezza e non si registrano, tuttavia, grandi novità rispetto all’indomani del provvedimento regionale. A Cosenza, la città sinora più aperturista verso l’ordinanza del presidente Santelli stamattina sono pochi i locali che stanno lavorando. Nonostante, la maggiore «libertà» restano chiusi gran parte dei bar. Ad aprire solo quelli più vicini agli uffici pubblici, al tribunale e agli uffici postali.
Tutti comunque si sono adoperati per seguire le precauzioni di sicurezza. «Farò il servizio a domicilio - dice Mirko Gervasi titolare di un bar di fronte le poste centrali di Cosenza - e il take away. Nessuno entra nel locale e il caffè viene servito alla porta d’ingresso. Non è facile - aggiunge - la paura è tanta, ma il tracollo economico è maggiore e passato il virus il rischio è che non avremo più il lavoro».
Dello stesso tenore le parole di Francesco, dipendente di un bar di fronte al tribunale. «Per un caffè non facciamo la consegna a domicilio - dice - perché non vale la pena rischiare, ma per ordinazioni più complessive siamo attrezzati. Non c'è molta gente in giro, ma speriamo che la situazione si riprenda perché siamo rimasti chiusi per troppo tempo». Bar chiusi a piazza Bilotta, l’area del centro della città recentemente sequestrata dalla magistratura.
A Catanzaro, uno dei bar del centro città avvisa che non si procederà all’asporto ma si è optato per il servizio a domicilio. In un altro bar, che dà sul corso principale, si è scelto invece di mantenere le serrande abbassate fino al primo di giugno. «Poi - dice il titolare - si vedrà». Bar chiusi anche a Reggio Calabria. Prevale l’attesa.
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