Il giornalista d’inchiesta e il regista talentuoso. “Fimmine ribelli”: s’intitola così il libro di Lirio Abbate da cui ha preso corpo il film “Una femmina” diretto dal regista cosentino Francesco Costabile e interpretato dalla straordinaria attrice esordiente originaria di Cariati, Lina Siciliano. Ma com’è nato il rapporto tra Abate e Costabile? È il giornalista e scrittore siciliano a spiegarlo alla Gazzetta: «È nato dopo che ho scritto il soggetto del film insieme con Edorardo De Angelis il quale ha pensato che la persona adatta a dirigerlo poteva essere Francesco Costabile. Avevano studiato insieme al Centro sperimentale e Costabile aveva mostrato il talento del grande regista. Il rapporto con lui è stato proficuo ed entusiasmante». Rosa, la protagonista della pellicola, incarna più figure femminili: quali sono? « Nello scrivere la sceneggiatura insieme a Edoardo, Serena Brugnolo e Adriano Chiarelli, avevamo la necessità filmica di rappresentare una sola donna capace però di raccontare tante figure: Concetta Cacciola, Giusy Pesce, Rosa Ferraro, Denise Cosco. Abbiamo creato - credo - un riuscitissimo puzzle». Abbate ha il merito di aver fatto riavvicinare con il suo libro e, quindi, con il film, Francesco Costabile alla sua terra di origine. «Lui da giovane si era allontanato dalla Calabria» spiega lo scrittore «e il libro, le storie e questo lavoro lo hanno fatto riavvicinare molto alle donne della sua terra. Questo film può servire a dare forza e coraggio a chiunque voglia ribellarsi e ciò è molto importante. Non solo: il film offre pure l’interpretazione di una esordiente, Lina Siciliano, scelta da Francesco. Una donna con un passato molto forte, una vita difficile trascorsa in una casa famiglia di Cosenza, che è riuscita a realizzare i propri sogni. Sono stato molto d’accordo sulla scelta e i fatti ci hanno dato ragione». Alla prima, nel cinema Adriano, a Roma, c’era pure Nicola Gratteri: che vi ha detto? «Il film gli è molto piaciuto. Gratteri non metteva piede in una sala cinematografica da anni. Per noi è stato un onore. Con Francesco Costabile si sono parlati a lungo e confrontati». Qual è il messaggio di questo lavoro? «Questo per noi è un atto di amore verso la Calabria ed i calabresi. È un pezzo di cuore dedicato ai calabresi che si ribellano e che sono migliori di come sono stati troppo superficialmente descritti. Lo abbiamo detto a Berlino e lo ripetiamo in ogni occasione. Io sono legato alla Calabria quanto Francesco, per via di una storia familiare. Le immagini, le espressioni, i volti, i luoghi del film raccontano questa terra meravigliosa. E la scelta della recitazione in dialetto come delle location rispecchiano tutto il nostro amore per questa terra e per la sua gente».