"Mai più bimbi vittime di tali atrocità, mai più vittime della 'ndrangheta". Sono le parole più forti pronunciate, con dolcezza, da papa Francesco incontrando il papà e le nonne di Cocò Campolongo, il bimbo di tre anni nato in carcere e bruciato vivo nei mesi scorsi a Cassano. "Dio mai condanna, sempre perdona, ma mai perdona soltanto, sempre perdona e accompagna, tutti", ha ancora incoraggiato. La visita alle persone detenute nella Casa Circondariale di Castrovillari è stato il primo appuntamento del quarto viaggio in Italia di papa Francesco. Subito dopo il Pontefice ha incontrato gli ammalati nell'Hospice "Giuseppe Moscati", a Cassano, e poi i sacerdoti, nella cattedrale della cittadina jonica. Il pranzo, nel seminario, sarà con alcuni ospiti sia della Caritas che della comunità Saman, fondata da Mauro Rostagno per il recupero dei tossicodipendenti. La Casa circondariale è intitolata a Rosetta Sisca, vigilatrice che ha perduto la vita 25 anni fa assieme a Maria Grazia Casazza, nel tentativo di salvare alcune detenute durante un incendio scoppiato all'interno della casa circondariale di Torino La Vallette, in funzione dal 95 anche se ultimato nell'84, conta 120 posti. Il Papa è giunto al carcere dopo il saluto di alcuni bambini all'atterraggio dell'eliporto, in un chiassoso benvenuto durante il quale gli è stato anche offerto un "mate" fatto in Calabria. Francesco l'ha bevuto e ha approvato: "E' buono". Giunto a Castrovillari, fuori della Casa circondariale ha salutato un gruppo di ammalati in carrozzella. Nel suo discorso ai reclusi, papa Francesco - che era stato salutato dal direttore del carcere, Fedele Rizzo - ha rivendicato i diritti umani e il reinserimento dei detenuti, senza il quale "la pena degrada a ritorsione e diventa dannosa per la persona e la società". Reinserimento che non si fa da soli, ma anche nell'incontro con Dio, che è il "maestro di reinserimento". Che il temo della detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, ha poi auspicato il Pontefice. Il carcerato che ha rivolto a nome di tutti un saluto a papa Bergoglio, gli ha detto "grazie per aver lasciato tanti impegni per noi, per aiutarci a ricordare che il Signore non ci giudica, non ci interroga, ma lascia che ognuno di noi faccia i conti con le sue fragilità". Dopo la Casa Circondariale, il Pontefice si è trasferito in elicottero a Cassano e ha visitato l'Hospice San Giuseppe Moscati, la prima struttura di questo genere sorta in Calabria, unico centro residenziale di cure palliative nella sanità pubblica cosentina. C'erano malati anche all'esterno dell'edificio, mentre per la visita ai padiglioni interni, il Papa è stato accompagnato da pochissime persone, tra cui il vescovo di Cassano mons. Nunzio Galantino e il direttore dell'Hospice Francesco Nigro Imperiale. Alla fine della visita ai malati, papa Bergoglio, in macchina, ha raggiunto la cattedrale di Cassano per l'incontro con i sacerdoti, prima ha rivolto loro un discorso, e poi ha risposto alle loro domande libere. Ai sacerdoti il Papa ha chiesto di essere "canali" dell'amore di Dio, non diventare "schermi", o "impiegati", magari mettendo "se stessi al centro". Infine una esortazione a considerare la vicinanza alla famiglia - la "famiglia come istituzione e le famiglie concrete che soffrono soprattutto per la crisi", il principale compito di preti in questo particolare momento storico, "difficile" per la famiglia.