Calabria

Lunedì 29 Aprile 2024

L'ex reggino Possanzini, vice di De Zerbi: "Aereo prenotato ma bloccati a Kiev"

I biglietti aerei già acquistati per oggi, il bombardamento di notte, il risveglio e la corsa in un hotel, sapendo di essere oramai in trappola. E ora la speranza che il Governo italiano, attraverso l’ambasciata a Kiev, possa fornire la via d’uscita dall’Ucraina sotto attacco dalla Russia. Quella di Roberto De Zerbi e dei suoi otto collaboratori italiani alla guida dello Shakthar Donetsk è la storia di un’illusione finita con una colonna di fuoco sull'aeroporto della capitale ucraina. «Siamo bloccati a Kiev. Avevamo già prenotato per questo pomeriggio i voli per tornare in Italia ma non ce l’abbiamo fatta, in Ucraina adesso è chiuso lo spazio aereo. Aspettiamo comunicazioni per cercare di prendere la decisione giusta senza correre rischi». Lo ha detto Davide Possanzini, vice allenatore dello Shakhtar Donetsk, a Retesport. "Stanotte eravamo nei nostri appartamenti - ha detto il vice di De Zerbi - , poi intorno alle 4-5 abbiamo sentito le esplosioni. Ci siamo subito messi in macchina, il club ci ha detto di andare in un albergo. Siamo al sicuro. Ci aspettavamo questa situazione ma non di queste dimensioni». «L'ambasciata qui a Kiev ci aveva più volte consigliato di tornare a casa: ora aspettiamo di capire da loro come possiamo lasciare l’Ucraina», ammette De Zerbi, 42 anni, bresciano, già allenatore del Sassuolo in serie A. Gli italiani alla guida del club del Donbass non sono gli unici stranieri bloccati. «E' il giorno peggiore della mia vita, prego solo perchè non cadano altre bombe», ha raccontato da Kiev Paulo Fonseca, ex di Shakhtar e Roma, sposato con una ucraina e in questi giorni a Kiev. «Rifarei la scelta di restare, non l’abbiamo presa per esser chiamati eroi - la necessaria spiegazione di De Zerbi - Il calcio è il nostro lavoro: ancora ieri alle 23 la federazione ucraina ci diceva che al 70% il campionato andava avanti, anche se sabato avremmo dovuto giocare a Kharkiv, a 30 chilometri dalla Russia...C'era ansia e paura, ma non ce la siamo sentiti di abbandonare tutto. L'ambasciata italiana ci è stata vicina, dovevamo farci sentire di più con la federcalcio locale, il campionato è stato sospeso solo questa mattina, a bombardamenti avviati. Forse qualcuno aveva sottovalutato le parole di Putin». «A noi - conclude l’idealista De Zerbi - piacerebbe andare a casa quando anche gli altri siano nelle condizioni di farlo: non è la gara a chi si mette in salvo prima, non ha importanza che siamo italiani, brasiliani o altro"

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