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Felicità Rende, c'è la firma di Vivacqua

Il lavoro sporco degli attaccanti è uno dei segreti del Rende. Uomini dettati a fare la differenza in zona gol e votati al sacrificio. Come Francesco Vivacqua che a 24 anni sta vivendo il suo secondo campionato di serie C. L'attaccante di Spezzano della Sila ha poche idee stravaganti in testa.

Quest'anno ha già eguagliato il bottino realizzativo dell'anno passato e ora, pur nascondendosi dietro a un sorriso, punta a migliorarsi: «Sono molto motivato, la stagione passata mi è servita da ambientamento alla nuova realtà. Voglio tirare fuori da me il massimo possibile. Siamo tutti coinvolti e se manteniamo questo atteggiamento possiamo complicare i piani di chiunque».

Molto scaramantico, abituato però a curare i dettagli per non lasciare nulla al caso. Questione di indole caratteriale per un professionista impeccabile e al tempo stesso parecchio meticoloso. Amante dei tatuaggi, ricordarne il numero esatto è un'operazione difficile ma uno, sulla caviglia sinistra, è legato a un ricordo indelebile.  La data è quella del 9 giugno 2013, giorno in cui con la Lazio si laureò campione d'Italia Primavera: «Non si può dare forma in parole a certe emozioni. L'anno precedente perdemmo 3-2 contro l'Inter, ripetere la scalata sembrava impossibile ma la delusione fece da stimolo. Vincemmo il titolo con un secco 3-0 contro l'Atalanta di Conti, Caldara e Gagliardini».

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