È stata fissata per il 4 novembre l’udienza davanti al giudice per le udienze preliminari Assunta Maiore per le sessantadue (e non sessantatré come si era appreso in un primo momento) persone rimaste coinvolte nell’inchiesta “Dirty Soccer” che avrebbe portato alla luce, secondo l’accusa, una serie di combine messa in atto tra squadre di calcio di Serie B, Lega Pro, Cnd e nell’Eccellenza calabrese tra il 2014 e il 2015.
Sono state stralciare tutte le posizioni dei reati commessi nel Napoletano (e quindi le posizioni di circa venti indagati) lasciando le altre sessantadue a Catanzaro. C’è da aggiungere che, dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari, già due indagati hanno chiesto e ottenuto di patteggiare la pena con il pubblico ministero. Sono quindi usciti fuori dal procedimento penale di Catanzaro i giocatori Salvatore Astarita, Luciano Ariel Pignatta, William Carotenuto, Pasquale Izzo, Emanuele Marzocchi, Fabio Caserta, Abdoulaye Balde; tra gli allenatori Ninni Corda (Barletta); nelle vesti di dirigenti sportivi Mario Moxedano, Antonio Ciccarone (ex direttore sportivo del Neapolis), Antonio Flora, Vito Morisco, Savino Daleno, Francesco Molino, Antonio Palermo, Paolo Somma e Giorgio Flora. E ancora i procuratori sportivi Mauro Ruga e Daniele Piraino. Completano l’elenco delle persone non inserite nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare Pasquale Lo Giudice, Raffele Moxedano, Vinicio Ciccarone.
Inizialmente gli indagati erano ottantaquattro, cinquanta gli arrestati, più di trenta le partite sospette con ipotesi di reato che spaziano dall’associazione per delinquere alla frode in competizioni sportive passando anche per l’estorsione. L’inchiesta, come accennato, ha acceso i riflettori su un presunto giro di “combine” nei campionati di calcio di Serie B, Lega Pro, Cnd e nell’Eccellenza calabrese. Secondo l’accusa, una vera e propria organizzazione - con il contributo di giocatori, allenatori, dirigenti e direttori sportivi - avrebbe alterato alcuni match dei campionati di calcio con il duplice fine di far vincere il campionato di Serie D al Neapolis e di realizzare lucrose vincite con le scommesse. Al vertice del gruppo ci sarebbe stato, sempre secondo la Dda di Catanzaro, Pietro Iannazzo, consulente di mercato del Neapolis, ma soprattutto esponente di primo piano dell’omonima cosca di Lamezia Terme.
Durante le indagini sono state sequestrate decine di tablet e smartphone con tanto di messaggi ritenuti compromettenti e chat sospette. Proprio per questo motivo era stato richiesto l’incidente probatorio che avrebbe dovuto fossilizzare e acquisire questi dati informatici. Ma l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata al’inizio dell’udienza dal primo iscritto nel registro degli indagati, Antonio Ciccarone, aveva di fatto bloccato le procedure. Il giudice, nello scorso mese di maggio, aveva accolto l’eccezione dichiarandosi incompetente e rimandando gli atti al pubblico ministero.