
C’è un tesoro nascosto nelle viscere della Calabria. Un tesoro che rischia di sparire dove natura e paesaggi mozzafiato si alternano in mezzo a piccoli borghi. Comunità dove il tempo sembra non scorrere più come prima e la vita resta affacciata su un futuro che sfuma dietro panorami incerti. Lo sviluppo delle aree interne è rimasto imprigionato dentro logiche politico-elettorali che hanno dirottato i grandi finanziamenti verso altri luoghi geograficamente più attrattivi. E così, rapidamente, le aree periferiche si sono svuotate, esportando umanità verso altri territori più ricchi del Paese o altre nazioni lontane. La Chiesa ha chiesto a Governo e Parlamento di fermare questa emorragia di Stato, invertendo quella forza di gravità che spinge i giovani a partire.
Del resto, la Calabria è una terra complessa, che non è cresciuta su un rettilineo unico. Le strade seguono, inevitabilmente, la geografia incerta descritta dentro curve e tornanti in fondo ai quali si sono sviluppate le piccole comunità che, adesso, vanno rapidamente scomparendo. Nel vuoto si scorgono i piccoli borghi condannati all’isolamento con collegamenti infrastrutturali assenti e servizi inesistenti.
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