Calabria

Mercoledì 04 Dicembre 2024

Cosa fare il Primo Maggio in Calabria? Ecco le cinque mete da visitare FOTO

Civita (CS) - Ponte del Diavolo
Caccuri (KR)
Casignana (RC), Villa Romana
 
Faggio del Re - Fabrizia (VV)

Si avvicina la data del Primo Maggio, il giorno della festa dei lavoratori. Un giorno, soprattutto quest'anno caratterizzato anche dal lungo ponte del 25 aprile e che capita di mercoledì nel post-weekend, da sempre caratterizzato da eventi, concerti, gite fuori porta. Ecco allora che vi consigliamo cinque mete in Calabria da visitare (meteo permettendo).

Il borgo di Civita (CS) e il ponte del Diavolo

Il borgo di Civita, nel cuore del massiccio del Pollino, figura tra i Borghi più Belli d’Italia della Calabria ed è immerso in uno scenario paesaggistico di grande interesse per gli amanti della natura, la Riserva Naturale Gole del Raganello, nel Parco Nazionale del Pollino. Civita è anche una delle più antiche comunità arbëreshë (italoalbanesi) d’Italia, le cui tradizioni passano per la particolare forma del borgo, la lingua, il culto e il folkloristiche che è possibile apprezzare tutto l'anno. Nel cuore del borgo, spiccano i vicoli con l'assetto di una tradizionale gjitonia arbëreshë, vale a dire il caratteristico centro storico caratterizzato da case di piccole dimensioni disposte a semicerchio attorno a una "casa madre" e una piazzetta comune, che è il centro della vita di quartiere. Si tratta delle cosiddette "Case Kodra" (o "case parlanti"), in onore all'artista albanese Ibrahim Kodra, abitazioni antropomorfe che richiamano lo stile della sua pittura. E poi ecco anche i comignoli! Rappresentano un altro segno distintivo delle case di Civita, che nella loro forma allungata (ogni famiglia ha il proprio comignolo distintivo) racchiudono una serie di superstizioni e leggende legate alla cacciata degli spiriti maligni, spesso identificati nel forte vento che spira per le vie di Civita sul Pollino. Ma tra i luoghi imperdibili di Civita c'è il famigerato Ponte del Diavolo, che attraversa le due sponde del torrente Raganello. Come tutti i "ponti del diavolo" in Italia, anche quello di Civita è legato a una storia inquietante, che ne attribuisce la costruzione direttamente al demonio in cambio dell'anima della prima persona che lo avrebbe attraversato. Ad attraversarlo fu una pecora e il diavolo, per la rabbia, precipitò giù nel torrente scomparendo in una grande nube di fumo grigio. Oggi il ponte, nonostante la gravissima tragedia dell'agosto 2018 con un'alluvione che provocò 10 morti, rappresenta un imperdibile punto panoramico sull'intera vallata, da attraversare durante un trekking in natura.

Nel cuore della Sila piccola: viaggio a Taverna e al Museo di Mattia Preti

Il Museo Civico di Taverna ha sede nell'ex convento dei Domenicani fondato nel 1465 e annesso alla chiesa monumentale di San Domenico. L’antico edificio venne danneggiato dal terremoto del 1662 e unitamente alla chiesa fu in parte ricostruito tra il 1670 e il 1680 con ampliamento della navata laterale a sinistra, necessaria per la realizzazione delle cappelle nobiliari e la trasformazione in forme barocche della fastosa decorazione interna.

Un nuovo campanile fu edificato nel 1794 mentre a causa dei danni provocati dal terremoto del 1905 la facciata della chiesa venne modificata con l’aggiunta di elementi e stilemi neoclassici. Sede principale dell’opera di Mattia Preti in Calabria, la chiesa monumentale di San Domenico, oggi facente parte del circuito di visita del museo, il 26 febbraio 1970 subì un sacrilego furto che strappò dagli altari numerosi dipinti del 'Cavalier Calabrese', in seguito recuperati a Londra e in Calabria.

Dopo un lungo lavoro di restauro architettonico e di gran parte del patrimonio artistico ivi contenuto, nel 1988 la chiesa venne riaperta al culto e al pubblico dei visitatori.

Nel 1989 il Comune di Taverna approvò i primi atti di indirizzo afferenti alla fondazione del Museo Civico proposta dall’attuale Direttore Giuseppe Valentino che lo ha dotato del necessario assetto istituzionale  e organizzativo che ha consentito la regolare apertura al pubblico e l’attuazione della programmazione culturale dal 1992.

Il percorso di visita  del museo risulta attualmente caratterizzato da sedici sale espositive allestite con opere databili ai secc. XVII e XXI;  tra i principali artisti documentati fino al Settecento: disegni e dipinti di Gregorio Preti e Mattia Preti, Giovan Battista Spinelli, Giovanni e Antonio Sarnelli, dipinti, sculture e tessuti di ignoti artisti e artieri di ambito romano, napoletano e meridionale.

La principale collezione del museo è dedicata alla ricerca visiva del trascorso Novecento e primo ventennio del nostro secolo, costituita da opere polimateriche di noti maestri italiani, tra i quali: Ercole Drei, Francesco Guerrieri, Lia Drei, Mimmo Rotella, Angelo Savelli, Mirella Bentivoglio, Concetto Pozzati, Aldo Turchiaro, Vasco Bendini; fino ai numerosi autori della generazione anni 1940-’60 quali: Luciano Caruso, Giuseppe Gallo, Francesco Correggia, Alberto Mingotti, Pino Chimenti e tanti altri affermati artisti presenti nel percorso espositivo del M.A.C.A.T. Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Taverna.

Alla scoperta della Villa Romana di Casignana

Scoperta nel 1963, la villa romana di Casignana (nel cuore della Locride) rappresenta un'importante testimonianza della ricchezza stilistica, architettonica e della raffinatezza artistica degli edifici nobiliari di epoca ellenistica. I piani pavimentali mosaicati, che rimandano stilisticamente a collegamenti con aree dell’Africa orientale quali l’odierna Tunisia e la Tripolitania, rappresentano un unicum sul territorio calabrese. La Villa di Casignana è stata costruita presumibilmente nel I sec. d.C. in una zona già frequentata in età greca e ha raggiunto il suo massimo splendore nel IV sec. d.C. Vista la ricchezza dei materiali, si ritiene che la Villa possa essere appartenuta ad una famiglia patrizia molto importante probabilmente legata all’attività vinicola. Questa ipotesi si basa anche sui molti frammenti di anfore romane ritrovate e alcune raffigurazioni presenti nei mosaici. Il complesso termale della Villa rispecchia la classica architettura romana dove è presente un ambiente riscaldato (il calidarium) e un ambiente con temperatura più moderata (il tepidarium) che serviva a preparare il fisico all'ambiente più freddo (il frigidario). Tutti gli ambienti sonodecorati con mosaici: quelli più antichi utilizzano tessere bianche e verdi mentre, quelli più recenti sono policromi e impiegano tessere più piccole. La ricchezza della villa è data anche da un ambiente rettangolare e dall’utilizzo di intarsi marmorei. Anche le pareti erano rivestite con marmo proveniente dalle lontane regioni dell’impero romano: Asia e Africa.

Perdersi nella magia del borgo di Caccuri

Caccuri, è un piccolo e delizioso comune in provincia di Crotone, ed è uno dei borghi più belli d'Italia. E' un luogo suggestivo ricco di storia e panorami sorprendenti, tra il mare e la montagna. Arroccato su una rupe, che ne costituiva la difesa naturale sul lato nord-ovest, rendendolo inespugnabile, sorge alle falde della Sila Jonica, sulle colline sovrastanti la riva sinistra del Neto. Caccuri è stato feudo dei Malatacca, dei de Riso, dei Ruffo di Calabria, dei Ruffo di Montalto , degli Spinelli e dei Cimino, dei Cavalcanti veri mecenati del borgo, dei Petra e infine Barracco.

Fare trekking nel sentiero Faggio del Re-Passo Abate

Siamo in provincia di Vibo Valentia nel cuore delle Serre Calabresi (esattamente nel comune di Fabrizia). Ecco il sentiero Faggio del Re-Passo Abate Itinerario immerso nel cuore delle Serre che non mancherà di soddisfare gli amanti della natura. Per raggiungere Faggio del Re, dall’autostrada A2 SA/RC, prendiamo l’uscita per Vazzano e dirigiamoci verso Serra San Bruno e Mongiana. Una volta raggiunta la montagna - come viene minuziosamente spiegato sul sito del Parco regionale delle Serre - proseguiamo verso la Riserva Biogenetica Marchesale (troveremo segnali lungo la strada). Superato il passo di Monte Crocco, ci troviamo sulla SP 9 per Laureana di Borrello, troveremo, proprio sulla strada, a sinistra, una recinzione che racchiude un’area picnic e una casermetta forestale insieme ai ruderi di un’altra sulla destra. Lasciamo l’auto. Iniziamo il cammino seguendo la SP 9 verso Laureana di Borrello, dopo circa 20 minuti, sulla destra, si stacca una strada sterrata, poco prima del serbatoio “castano” gestito dal comune di Fabrizia, imbocchiamola. Inizia un tratto in discesa che, in pochi minuti, ci porterà in un avvallamento caratterizzato dalla presenza di un serbatoio sulla destra. Segue un breve tratto in salita. Raggiungiamo un piccolo spiazzo, ci sono i resti di una baracca a sinistra, rimaniamo sulla strada e affrontiamo il tornante a destra. Proseguiamo mantenendoci sempre a destra. La strada alterna brevi tratti in salita con altri in piano. Dopo circa 10 minuti ci imbatteremo in altri due serbatoi sempre sulla destra. Ci troveremo ora presso un trivio. Tralasciamo la stradella a sinistra in discesa e imbocchiamo la centrale che sale e che in pochi minuti ci porterà a un nuovo bivio caratterizzato dalla presenza di un piccolo granito sulla destra. Giriamo a sinistra e poi, al bivio successivo, di nuovo a destra. Da questo punto, in circa 10 minuti, raggiungeremo il trivio di “acqua fridda” dove potremo dissetarci a una fontana che scorre in basso, in un avvallamento rispetto alla strada. Dal trivio proseguiamo a sinistra e, in pochi minuti, incontreremo un altro crocevia: ci troviamo sulla sommità di Monte Crocco. Il luogo è contraddistinto dalla presenza di apposita segnaletica. Svoltiamo a sinistra e al bivio successivo a destra seguendo la strada in discesa. Si aprirà di fronte a noi una piccola radura con sulla sinistra un grande faggio e una strada chiusa da sbarra, imbocchiamo questa via e continuiamo scendendo fino a raggiungere un nuovo bivio dove abbandoneremo la strada principale per seguire una stradella sulla destra che ci porterà al bivio di Croce dell’Abate, riconoscibile proprio per la presenza di una croce e della segnaletica di località e di inizio “percorso 1”. Da qui in poi seguiamo i segni gialli che ci porteranno in un’ora circa ad ammirare l’oasi naturalistica di Passo dell’Abate. Per il rientro basterà riprendere i segnali gialli, sempre “percorso 1”, che partendo dall’ingresso dell’oasi (primo incrocio a destra) e costeggiando il torrente Castano portano al bivio dall’omonimo nome. Svoltiamo a destra e seguiamo, ora, i segnali CAI che ci riporteranno sulla SP 9 e a Faggio del Re.

leggi l'articolo completo