Una giovane diciassettenne ha atteso lo scadere della mezzanotte per diventare maggiorenne e apporre la sua firma per chiedere un referendum per l’eutanasia legale. Soltanto una delle tante storie che si intrecciano sul lungomare di Soverato dove in quattro giorni sono 400 le firme raccolte per chiedere di legalizzare l’eutanasia. O quantomeno di confrontarsi attorno al tema, in un referendum che possa abbattere l’indifferenza nei confronti di un eutanasia illegale che in Italia esiste, all’ombra di una classe politica che non l’ha fino ad ora preso in considerazione il problema. I calabresi con oltre 6 mila firme raccolte hanno deciso da che parte stare, in una campagna nata per modificare una legge degli anni ‘30 tutt’ora in vigore e permettere a chi, malato grave ma lucido, voglia decidere in modo cosciente e reiterato sulla propria sorte. Un traguardo sempre più vicino per Marco Cappato che questa lotta l’ha sposata fino in fondo autodenunciandosi a dicembre 2015, come gesto di disobbedienza civile volto ad ottenere una calendarizzazione sul tema dell’eutanasia in Parlamento, per aver aiutato Dominique Velati, malata terminale con un tumore al colon, a ottenere l’eutanasia.
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