«La bocciatura alla Camera dell’emendamento che prevedeva l’equiparazione degli LPU agli LSU, che avrebbe consentito a tutta la platea di questi lavoratori di percepire lo stesso stipendio di 26 ore settimanali, come avveniva da contrattualizzati, ci lascia stupiti e sconcertati». Lo affermano, in una nota, il segretario generale FP CGIL Calabria, Alessandra Baldari, il Segretario Confederale CGIL Calabria, Luigi Veraldi, e il segretario generale NIdiL CGIL Calabria, Ivan Ferraro.
«Infatti, il Ministro Andrea Orlando in prima persona - proseguono i tre sindacalisti - si era speso ed espresso a favore della richiesta della nostra organizzazione sindacale che, insieme ai lavoratori e ad alcuni onorevoli e parlamentari calabresi, aveva portato all’attenzione del Governo la grave problematica di questo bacino di lavoratori, ossia che le condizioni da precari erano paradossalmente migliori di quelle da stabilizzati. Va ricordato che alcuni di questi lavoratori non arrivano neanche alle 18 ore settimanali e percepiscono meno di un percettore di reddito di cittadinanza, nonostante abbiano lavorato per un ventennio per lo Stato, per giunta, senza alcuna contribuzione, come oggi avviene per i tirocinanti. Il suddetto emendamento fu dichiarato inammissibile dalla Ragioneria Generale dello Stato in quanto il finanziamento di 18,5 milioni di euro, che avrebbe consentito l’equiparazione salariale (pari almeno a 26 ore settimanali) di LSU ed LPU, avendo una ricaduta pluriennale, non poteva essere inserito nel Decreto Ristori Bis, che ha invece una ricaduta annuale.
«La stessa equiparazione quindi, potrà esserci - hanno evidenziato - solo in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio di fine anno e come organizzazione sindacale, grazie all'aiuto e alla collaborazione di due parlamentari (Viscomi, Bruno Bossio), siamo riusciti nel giro di pochi giorni nell'intento di far approvare al governo stesso un ordine del giorno che impegna quest’ultimo a prevedere, in uno dei prossimi provvedimenti in materia di lavoro e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, che le amministrazioni interessate, che hanno provveduto o che provvederanno, alle assunzioni dei lavoratori appartenenti alla platea di cui in premessa possano accedere anch’esse alle risorse di cui all'articolo 1, comma 1156, lettera g-bis), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, valutando anche un corrispondente incremento, ai fini del riconoscimento del contributo previsto dall’art. 7, comma 1, del D. Lgs. 81/2000 in maniera da ristabilire un principio di equità tra lavoratori».
«Come organizzazione sindacale - hanno concluso - riteniamo indispensabile l’adozione del provvedimento, al fine di tutelare i lavoratori in questione. Abbiamo già invitato i parlamentari, firmatari dell’ordine del giorno, a fare inserire la norma in fase di predisposizione della bozza di bilancio 2022, evitando, così, emendamenti in extremis. Su questo impegno del Governo vigileremo e saremo in piazza qualora le promesse e gli accordi non saranno rispettati».
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